Se siete perfettamente soddisfatti di
voi stessi e della vostra vita, non intraprenderete mai una ricerca spirituale.
Vi accontenterete di ciò che vi è stato inculcato e non vi porrete domande sul
senso della vostra esistenza. Ma, prima o poi, l’insoddisfazione e la sofferenza
entrano nell’esistenza di tutti e ci costringono a porci domande. Questa crisi –
la “notte oscura dell’anima” - può portare ad essere dei disadattati o dei
nevrotici. Ma è anche indispensabile a crescere.
In fondo, chi non si pone mai domande,
è simile a un animale o a una pianta; non sviluppa una coscienza della propria
presenza nel mondo.
Il
problema, però, non è solo quello del disadattamento (in seguito al quale molti
si perdono), ma anche quello del cercare risposte nella religione di
provenienza. Se questo accade, la crisi rientra in una gabbia di concetti e di
risposte stereotipate. Qualcuno può arrivare a parlare di Dio in termini
tradizionali e magari gli viene l’idea di avere una “vocazione” o di essere
stato chiamato da Dio a svolgere chissà quale missione.
Tutto
ciò può dare l’impressione di aver incanalato la crisi nei canali giusti. Ma
non è così. Nessuna verità preconfezionata, nessuna attività frenetica, vi darà
mai la pace. Piuttosto state sfuggendo al problema, che non ha soluzioni
preconfezionate né valide per tutti.
Ognuno
deve fare la propria strada da solo, cercando risposte nella propria coscienza –
scoprendo che questa coscienza non è solo individuale ma anima il mondo intero.
Lo spirito non ha bisogno di lettere di raccomandazione o di percorsi
precostituiti. Lo spirito vivifica e libera, mentre le lettere e i concetti
imprigionano.
Nessun commento:
Posta un commento