Il nostro linguaggio ci impedisce di cogliere
la realtà ultima. Per esempio, non è possibile che un verbo non abbia un
soggetto. Quindi continuiamo a cercare - in quanto soggetti, in quanto io - il
risveglio… come se l’io potesse risvegliarsi. Ma non è così.
Non ha senso dire: “Io mi risveglio”,
perché il risveglio è il riconoscimento che quell’ “io” è un’illusione, un
sogno.
Già la scienza ha scoperto la
pareidolia, la tendenza innata della mente a vedere facce umane dappertutto,
anche in oggetti inanimati. Ma questo è niente rispetto all’antropomorfismo,
cioè alla tendenza a ridurre tutto a forma umana. Per esempio, se noi
immaginiamo Dio, ecco che gli attribuiamo non solo una forma umana, ma anche
caratteri e mentalità dell’uomo.
Ebbene, è proprio questa tendenza a
renderci impossibile concepire la trascendenza. Se la trascendenza è ciò che
supera l’umano, l’uomo non può assolutamente pensarla – ricorrerà alle forme e alla
logica della sua mente. Di conseguenza le teologie, con i loro concetti e le
loro idee, sono sempre viziate alla base. Dio viene sempre visto come un
potente umano, l’Onnipotente. O come una Supermente, o come un Superio, o come
una Supercoscienza.
Tutto sbagliato, tutto limitato.
Ora, siete capaci di cogliere Dio senza
usare la mente condizionata, senza impiegare logiche ed emozioni umane?
È vero...la sfida è proprio questa...ma con le Sue riflessioni di questo e dell'ultimo post "il luogo del divino" viene più facile...grazie...e buona presenza divina a tutti...
RispondiEliminaAlexandra