venerdì 23 settembre 2022

La vigilanza

 

I frequenti appelli a vigilare di Gesù sono stati interpretati come un invito a esercitare un controllo sulla sensualità per non cadere in peccato. Ma in realtà sono da interpretare come un prestare una continua attenzione ai nostri stati mentali – un antico lascito della spiritualità orientale nel giudaismo. Perché anche il giudaismo appartiene all’oriente, al vicino oriente.

Vigilare sulla mente per evitare la formazione degli inquinanti, della brama, del coinvolgimento, dell’attaccamento, dello stress, dell’ansia, dell’inquietudine, dell’avidità, dell’avversione e dell’illusione. Perché è questo che noi facciamo continuamente: ci facciamo coinvolgere e travolgere da stati negativi che spostano la mente dal suo centro equilibrato e calmo.

La vigilanza non è nient’altro che la presenza mentale dell’oriente.

Ridurre il desiderio e l’avversione vuol dire diminuire la nostra sofferenza, la nostra stabilità interiore. Dobbiamo tenere la mente il più possibile centrata, stabile, imparziale, neutra. Dobbiamo evitare da farla sballottare di qua e di là, come piuma al vento, dai continui inquinanti e dalle turbolenze che ci stressano e ci precludono la chiarezza.

I problemi nascono non tanto dai nostri desideri sensuali, che se sono soddisfatti naturalmente non lasciano traccia, quanto dalle brame mentali, dalle ambizioni, dall’avidità, dalle illusioni di grandezza e dall’ignoranza.

Certo è un compito difficile, ma questo significa esercitare la presenza mentale. È una vigilanza su qual è il nostro stato mentale in ogni momento.

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