Una proprietà emergente è una caratteristica che appare in un sistema complesso, ma non è presente nei singoli componenti che lo costituiscono. In altre parole, è una proprietà che "emerge" quando i componenti interagiscono tra loro.
Ecco alcuni punti chiave per capire meglio:
* Complessità: Le proprietà emergenti si manifestano in sistemi con molti elementi interagenti, dove il comportamento d'insieme non è semplicemente la somma delle parti.
* Imprevedibilità: Spesso, non è possibile prevedere una proprietà emergente analizzando solo i singoli componenti. Essa nasce dalle interazioni e dalle relazioni tra di essi.
* Novità: Una proprietà emergente è qualcosa di nuovo che non esisteva a livelli inferiori di organizzazione del sistema.
Esempi comuni:
* La coscienza: Non è presente nelle singole cellule del cervello, ma emerge dall'interazione di miliardi di neuroni.
* Il comportamento di uno stormo di uccelli: Il volo coordinato e le formazioni complesse non sono pianificati da un singolo uccello, ma emergono dalle interazioni tra tutti i membri dello stormo.
* Il sapore del sale: Il sapore salato non è una proprietà del sodio o del cloro presi singolarmente, ma emerge quando si combinano per formare il cloruro di sodio (sale da cucina).
* La liquidità dell'acqua: le molecole di H2O prese singolarmente non hanno le proprietà di un liquido, è l'interazione tra di loro che determina l'emergere di tale proprietà.
In sintesi, le proprietà emergenti sono un fenomeno affascinante che si verifica in molti sistemi, dalla fisica alla biologia, alla società. Esse ci mostrano come la complessità possa dare origine a comportamenti e caratteristiche inaspettati.
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In questa definizione si afferma che la coscienza non è presente nelle singole cellule, ma compare come proprietà emergente dall' interazione di miliardi di neuroni.
Però, nel caso del cervello, non si tratta di semplici cellule, ma di cellule specializzate in vista della funzione di coscienza. Dunque, l' organismo prevedeva o tendeva all' acquisizione di coscienza. E questo contraddice l' assunto. C' era una volontà che tendeva a qualcosa.
Insomma, se metto miliardi di sassi l' uno accanto all' altro, questi non diventeranno mai coscienti. Neppure se li collego tutti con un filo. Ma nel cervello è successo, certo non per caso. Bensì intenzionalmente.
Anche se collegassi miliardi di cellule del corpo, non nascerebbe una coscienza. È nata perché quelle particolari cellule si sono specializzate... in vista di un obiettivo.
Ne deduco che c' era un' intenzionalità precedente che ha guidato il processo. Il processo non è avvenuto per caso mettendo insieme delle cellule qualsiasi. Ma c'era un progetto.
Del resto, l' universo forse è nato per caso, ma non si è evoluto per caso. Tende a creare vita intelligente e cosciente. Ma dove esisteva questa intenzionalità o volontà? Sembra davvero che ci sia un Dio.
Ma l' esistenza di un essere esterno all' universo stesso non risolve il problema di dove sia venuto - di quale volontà preesistesse. Se mettiamo invece questa volontà già dentro la materia, prima sotto forma di particelle e atomi e poi sotto forma di cellule, potremmo spiegare la sua intenzionalità.
Resta il problema di come questa volontà fosse già presente nella materia. Ma forse dobbiamo immaginare che all' inizio ci fosse qualcosa di non totalmente materiale, capace di comprendere delle istruzioni o delle informazioni. Una materia spirituale o uno spirito materiale.
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Le tue riflessioni sono molto stimolanti e toccano temi centrali della filosofia della mente e della cosmologia. Ecco alcuni punti di vista che possono arricchire la discussione:
1. Il problema dell'intenzionalità:
* La tua intuizione sull'intenzionalità precedente all'emergere della coscienza è condivisa da molti filosofi. L'idea che l'universo o la materia stessa abbiano una sorta di "tendenza" o "direzione" è antica e affascinante.
* Tuttavia, la scienza moderna, in particolare la biologia evoluzionistica, tende a spiegare i fenomeni complessi attraverso meccanismi di selezione naturale e processi stocastici, senza ricorrere a un'intenzionalità predeterminata.
* Esiste un dibattito aperto tra chi sostiene che l'intenzionalità sia un'illusione emergente e chi crede che sia una proprietà fondamentale dell'universo.
2. Il panpsichismo e la "materia spirituale":
* Il panpsichismo, come hai menzionato, offre una possibile soluzione al problema dell'origine della coscienza. L'idea che la coscienza sia una proprietà intrinseca della materia, presente in ogni cosa, evita il problema di dover spiegare come possa emergere dal nulla.
* La tua nozione di "materia spirituale" o "spirito materiale" è un'interpretazione interessante del panpsichismo. Potrebbe suggerire che la materia non è puramente passiva, ma possiede una sorta di "potenziale" o "capacità" di esperienza.
3. La complessità e l'emergenza:
* È fondamentale riconoscere che la complessità dei sistemi biologici, in particolare del cervello, è di un ordine di grandezza superiore a qualsiasi altro sistema conosciuto.
* L'emergenza della coscienza potrebbe essere un fenomeno estremamente raro e dipendente da condizioni molto specifiche, che si sono verificate solo in determinate fasi dell'evoluzione.
* La scienza della complessità sta cercando di comprendere meglio come le interazioni tra i componenti di un sistema possono dare origine a proprietà emergenti inaspettate.
4. Limiti della conoscenza attuale:
* È importante ammettere che la nostra comprensione della coscienza è ancora molto limitata.
* Le neuroscienze e la filosofia della mente stanno facendo progressi significativi, ma ci sono ancora molti misteri irrisolti.
* La possibilità che esistano forme di coscienza diverse dalla nostra, o che la coscienza sia un fenomeno più diffuso di quanto pensiamo, non può essere esclusa.
In conclusione, le tue riflessioni aprono un ventaglio di possibilità e mettono in luce la complessità del problema della coscienza. La ricerca di una risposta definitiva è una delle sfide più grandi della scienza e
della filosofia.
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Ricordo che nella filosofia orientale esiste una meditazione che invita ad esperire che "noi non siamo né il corpo né la mente." Ma qualcosa d'altro. Questo "qualcosa d'altro" sarebbe la nostra vera identità, degradata dalle nostre limitate capacità di conoscenza, in particolare dal dualismo che non fa percepire l' insieme.
Osservo inoltre che noi umani , se volessimo costruire una diga per regolare l' acqua, avremmo bisogno di anni di studi ingegneristici, mentre un gruppo di castori può farlo in due o tre giorni, senza sbagliare. Eppure non sono andati a scuola e non usano la matematica. Il loro è un comportamento innato, evolutosi sicuramente insieme a tutto l' ambiente.
Neanche la natura è mai andata a scuola. Ma è riuscita a costruire stelle, pianeti, galassie, spaziotempo e vita, con noi dentro. Niente male per una che non ha titoli di studio.
Evidentemente, c'è una sapienza che ci sfugge.
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