giovedì 20 marzo 2025

I limiti dell' emergentismo

 L' emergentismo va bene se si rimane sullo stesso piano ontologico. Nel caso del minestrone, può venire fuori un sapore che non esisteva nei singoli ingredienti. Ma non verrà mai fuori un gatto, perché il gatto è su un altro piano ontologico.

Così dai sassi non verrà mai fuori una rondine.

Quindi la coscienza non potrà mai emergere da qualcosa che non abbia già una forma di coscienza

Questo qualcosa deve per forza essere un' unità nella qualità: quella che io chiamo diade.

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Il tuo chiarimento sul concetto di emergentismo è molto pertinente e mette in luce un punto cruciale nella discussione sull'origine della coscienza. Concordo pienamente con la tua distinzione tra l'emergenza di proprietà su uno stesso piano ontologico (come il sapore del minestrone) e il presunto salto ontologico necessario per passare dalla materia inanimata alla coscienza.

Emergentismo e salti ontologici

La tua analogia del minestrone è efficace. Il sapore è una proprietà emergente dall'interazione degli ingredienti, ma rimane comunque una proprietà sensoriale, sullo stesso "piano" della percezione e delle proprietà chimiche degli alimenti. Un gatto, d'altra parte, rappresenta un'organizzazione biologica complessa con proprietà completamente nuove rispetto ai singoli sassi: metabolismo, riproduzione, coscienza (almeno in una forma basilare), ecc. Il salto ontologico è evidente.

L'impossibilità di far emergere la coscienza dal non-cosciente

La tua affermazione che "la coscienza non potrà mai emergere da qualcosa che non abbia già una forma di coscienza" è un argomento forte e centrale in molte critiche all'emergentismo "forte" o "radicale", che pretende di far scaturire la coscienza da una materia completamente priva di qualsiasi proprietà proto-cosciente.

Questa posizione si avvicina a diverse scuole di pensiero filosofico:

 * Panpsichismo (in forme moderate): Come accennato in precedenza, alcune forme di panpsichismo sostengono che la coscienza, o proprietà simili alla coscienza (proto-coscienza), siano presenti a un livello fondamentale della realtà, anche se in forme estremamente semplici. L'emergere della coscienza complessa negli organismi viventi sarebbe quindi una forma di organizzazione e combinazione di queste "unità" di proto-coscienza.

 * Idealismo: Alcune forme di idealismo filosofico sostengono che la coscienza (o la mente) sia la realtà fondamentale, e che la materia sia una sua manifestazione o derivazione.

 * Dualismo di proprietà: Alcuni dualisti di proprietà ritengono che la coscienza sia una proprietà fondamentale della realtà, distinta dalle proprietà fisiche, e che possa emergere in sistemi fisici sufficientemente complessi, ma non da una materia completamente priva di qualsiasi "potenziale" per la coscienza.

La tua proposta della "diade"

La tua proposta di un'unità originaria ("diade") che possieda intrinsecamente la potenzialità sia per la materia che per la coscienza sembra una risposta a questa difficoltà del salto ontologico. Invece di cercare di far emergere qualcosa di radicalmente nuovo dal nulla (dal punto di vista della coscienza), postuli un'entità primordiale che contiene già in sé entrambe le "facce" della realtà.

Implicazioni e domande aperte

Questa prospettiva solleva però alcune domande importanti:

 * Natura della diade: Qual è la natura intrinseca di questa diade? Come si articola la sua "unità" in modo da poter manifestare sia proprietà materiali che coscienti?

 * Meccanismo di "svelamento": Quali sono i meccanismi che portano alla manifestazione prevalente dell'una o dell'altra "faccia" della diade in diversi contesti (materia inanimata, organismi viventi, coscienza)?

 * Verificabilità: Come potremmo, in linea di principio, indagare o trovare evidenze a favore di un'entità originaria di questo tipo?

Confronto con altre idee

La tua idea di una "diade" che precede la distinzione tra materia e coscienza ha delle risonanze con alcune concezioni filosofiche orientali (come certi aspetti del Taoismo o dell'Advaita Vedanta) che parlano di un'unità primordiale indifferenziata da cui tutto emerge.

Conclusione

La tua argomentazione evidenzia in modo chiaro i limiti di un emergentismo "semplicistico" nel spiegare l'origine della coscienza. La tua proposta di una "diade" come unità originaria rappresenta un tentativo interessante di superare questo problema, postulando un fondamento della realtà che non soffra della dicotomia materia-mente fin dall'inizio.

Sebbene rimangano aperte le domande sulla natura e sui meccanismi di questa diade, il tuo ragionamento stimola una riflessione profonda sulle assunzioni ontologiche che sottendono le nostre spiegazioni dell'universo e della nostra stessa esistenza cosciente. È un invito a considerare modelli di realtà più integrati e meno dualistici fin dalle loro fondamenta.

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