Finché, accanto alla filosofia occidentale, non si studierà anche quella orientale (indiana e cinese), non si avrà un quadro completo. Per fortuna, la scienza non ha avuto questa divisione.
Io vorrei mettere in evidenza che alcuni dei concetti più moderni, scoperti solo oggi dalla filosofia e dalla scienza occidentale, erano già stati scoperti dai pensatori orientali.
Mi limito a due modernissime concezioni. La prima è quella cinese che tutte le cose interagiscono e sono nate dal vuoto. E la seconda è quella buddhista che le cose e gli enti non esistono di per sé, ma solo come relazioni. Diciamo che il pensiero orientale aveva già una visione della complementarità degli opposti, dell'unitarietà del tutto e una concezione olistica.
Del pensiero cinese vi ho già parlato mettendo in evidenza la sua intuizione della complementarità degli opposi, confluita in opere come l'I Ching, il Tao Te Ching e lo Zhuang zi. Pensate che i saggi taoisti avevano già concepito il primo codice binario (quello dello Yang/Yin) che adottiamo solo oggi ai computer e l'idea che la realtà fosse ondulatoria (la linea sinusoidale che divide le due polarità). Mentre il Buddhismo aveva già capito che non esistono cose isolate ma una gigantesca rete di interrelazioni. In altri parole, aveva intuito che le cose non hanno un' "anima" a se stante, ma sono nodi di una gigantesca rete.
Oggi, gli scienziati orientali lavorano in campi avanzatissimi della fisica, anche perché ritrovano le loro antiche filosofie e modi di pensare.
Speriamo che la scienza li unisca, anche quando la politica li divide.
Resta il fatto che oggi bisogna conoscere i due mondi per uscire dalla concezione solo materialistica del mondo.
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