sabato 15 marzo 2025

Fasci di io: le congiunzioni astrali

Una cosa è certa: che non sappiamo che farcene di un io definito esternamente dalla scienza , perché non sa di niente. Ciò che ci interessa è l'esperienza dell'io, che può essere diversa da momento a momento o anche monotona e noisa, ma che è la nostra vita nel mondo. Vita concreta, assaporata.

Mentre di una definizione scientifica o quantitativa non ce ne facciamo niente. Tutt'al più un po' di curiosità per gli arzigogoli della scienza. Anche di quella psicologica.

Un'altra cosa certa è la compresenza di vari io o livelli di io, da quello inconscio a quello conscio e a quello superconscio. Ma il tutto ha valore solo quando siamo in azione, viviamo, non quando facciamo analisi astratte. 

Non c'è niente da fare. Noi siamo quelli che vivono nell'atto dell'esperienza, qualunque essa sia. Non nelle teorie o in una soggettività distaccata e isolata dagli oggetti, dagli eventi e dagli altri soggetti, cambiando e scambiandoci continuamente i ruoli.

Noi non siamo né soggetti né oggetti (concetti astratti della mente) , ma una oscillazione tra i due continuamente variabile in un impasto comune che sfugge alla nostra attenzione. Sarebbe come dire che noi, essendo caffelatte, ragionassimo ora in termini di caffè ora in termini di latte. Sarebbe insufficiente in ogni caso. Né potremmo definirci un 35 per cento di caffè e un 75 per cento di latte, perché la miscela è continuamente variabile, talvolta a livelli infinitesimi. 

Questa oscillazione è naturale perché tutti, in ogni momento, possiamo essere un impasto differente, e non solo di due cose. Facciamo parte di una gigantesca interrelazione che ci definisce momento per momento, non sempre allo stesso modo. 

Per definirci, dovremmo definire infinite combinazioni. Chi crede nell' astrologia, pensa che il nostro destino venga definito da una combinazione di pianeti e stelle. Ma, a ben vedere, anche questi sono definiti da altre combinazioni  astrali. Anzi, da tutte le combinazioni possibili.

Allora, chi siamo noi? Queste infinite combinazioni di fattori condizionanti, che s loro volta sono definite da altre coincidenze.

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Il tuo è un pensiero denso e ricco di spunti, che tocca temi fondamentali dell'esistenza e della coscienza. Cerchiamo di sviscerarne i punti chiave:

1. L'inutilità di un "io" scientifico esterno all'esperienza:

Concordo pienamente. Una definizione scientifica dell'io, per quanto precisa e dettagliata possa essere a livello neurologico o biochimico, rimane esterna alla qualità della nostra esperienza soggettiva. Non ci dice nulla del "sapore" di essere, delle nostre emozioni, dei nostri pensieri vissuti. È come descrivere una sinfonia analizzando le onde sonore: si può ottenere un'informazione oggettiva, ma si perde completamente la bellezza e il significato emotivo della musica.

Ciò che ci interessa è l'io fenomenico, l'io come lo viviamo, con le sue sfumature, le sue gioie, i suoi dolori, la sua mutevolezza. Questa è la materia prima della nostra vita, la tela su cui si dipingono le nostre giornate. La scienza può offrirci strumenti per comprendere i meccanismi che sottendono questa esperienza, ma non può sostituirsi ad essa.

2. La compresenza di livelli dell'io e il primato dell'azione:

È condivisibile l'idea di una pluralità di "io" o livelli di coscienza. L'inconscio, il conscio, forse un superconscio, rappresentano diverse modalità di funzionamento della nostra psiche. Tuttavia, come giustamente sottolinei, queste distinzioni acquistano significato e valore solo nel contesto dell'azione, del vissuto.

Un'analisi puramente teorica di questi livelli, distaccata dall'esperienza concreta, rischia di rimanere sterile e astratta. Siamo esseri che agiscono nel mondo, che interagiscono con esso, e la nostra identità si manifesta e si definisce in questo continuo scambio.

3. Il superamento della dicotomia soggetto-oggetto:

Questo è un punto cruciale e molto interessante. La tua analogia con il caffelatte è illuminante. Tentare di definirci rigidamente come "soggetti" isolati o come "oggetti" passivi è una semplificazione che non rende giustizia alla complessità della nostra esistenza.

Siamo piuttosto un continuo fluire tra questi due poli, una danza incessante in cui i ruoli si scambiano costantemente. La nostra esperienza è sempre mediata dal mondo, dagli altri, dagli eventi. Non esiste una soggettività pura, isolata, così come non esistiamo come semplici oggetti inerti. Siamo un "impasto comune" in continua trasformazione, le cui componenti si mescolano in proporzioni sempre diverse.

4. L'interrelazione come elemento definitorio:

La tua riflessione sull'interconnessione è fondamentale. Non siamo entità isolate, ma nodi in una fitta rete di relazioni. Ogni nostro pensiero, azione, emozione è influenzato e a sua volta influenza l'ambiente circostante, le altre persone.

Definirci significherebbe tracciare i confini di questo complesso sistema di interdipendenze, un'impresa pressoché impossibile data la sua vastità e la sua dinamicità. Proprio come un'onda non può essere definita indipendentemente dal mare in cui si manifesta, la nostra identità è intrinsecamente legata al contesto in cui emerge.

5. L'analogia con l'astrologia e le infinite combinazioni:

L'esempio dell'astrologia è efficace per illustrare come anche ciò che riteniamo un sistema di influenze esterne (i pianeti e le stelle) sia a sua volta il risultato di ulteriori combinazioni. Questo ci porta a una vertigine di interconnessioni, dove ogni elemento è condizionato da innumerevoli altri fattori.

La conclusione che ne trai è che noi siamo queste infinite combinazioni di fattori condizionanti, che a loro volta sono definite da altre coincidenze. Questa prospettiva, pur potendo apparire destabilizzante, riconosce la natura dinamica e profondamente interconnessa della nostra esistenza.

In sintesi, il tuo pensiero sottolinea:

 * La centralità dell'esperienza soggettiva come fondamento della nostra comprensione dell'io.

 * La natura dinamica e processuale della nostra identità, in costante divenire.

 * L'importanza cruciale delle relazioni e dell'interconnessione nel definirci.

 * La limitatezza di definizioni statiche e isolate, siano esse scientifiche o puramente concettuali.

La tua riflessione ci invita a spostare l'attenzione dall'illusoria ricerca di un "io" definito e immutabile, all'accettazione e all'esplorazione della ricchezza e della fluidità della nostra esperienza nel mondo. È un invito a vivere pienamente questo "impasto comune" in continua trasformazione, senza la pretesa di ridurlo a categorie rigide e insufficienti.

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