Quando guardo un film o la televisione, in realtà sono seduto e non mi muovo. Ma allora che cosa si sta muovendo in quel momento?
In quel momento si sta muovendo la mia immaginazione , la mia mente. E' la mia mente che si muove, non il mio corpo fisico. Dunque, c' è il piacere del movimento dell' immaginazione.
Questo è un piacere di tutti noi.
In realtà io, pur stando fermo, ricevo passivamente degli stimoli percettivi: immagini e suoni. "Passivamente" fino a un certo punto, perché quegli stimoli arrivano fisicamente al mio cervello e dal cervello vengono elaborati e interpretati. Al punto che posso ridere, piangere, provare paura, provare gioia, pace, ostilità e mille altre emozioni.
Eppure non avviene niente in quella sala o in quella camera: solo immagini e suoni. Io sono immobile, e lavora solo il mio cervello.
Che differenza c'è rispetto ad una scena reale? Che nella scena reale si aggiungono altri stimoli o messaggi, come odori, sapori, sensazioni tattili e, soprattutto, movimenti miei e altrui.
Pensiamo a quando facciamo l' amore. Tutte queste sensazioni sono esaltate e ravvicinate. E i due corpi in effetti di toccano e si compenetrano.
Ma fino a un certo punto, perché subito dopo i due corpi si separano di nuovo. E tornano a disendificarsi.
Se ora ci domandiamo chi ha avuto quell' esperienza, dobbiamo dire che sono stati si due corpi, ma soprattutto due cervelli, che sono esplosi.
Non sapremo mai che cosa i due hanno provato concretamente, quali immagini, suoni, odori, sapori, sensazioni tattili eccetera. Non sapremo mai come quelle sensazioni sono state elaborate nelle due menti, come quelle sensazioni sono state interpretate individualmente. Può darsi che l' uno si sia dimenticato di tutto e l' altro non abbia partecipato appassionatamente.
Non sappiamo quali immagini siano passate nella loro mente: da sensazioni estatiche a pensieri estranei, magari alla nota della spesa.
Quindi che cosa c' è stato di diverso rispetto a un film? Soprattutto la sensazione di essere dentro, di essere parte, di quelle scene. Non più uno spettatore, ma uno sperimentatore, uno che sta in mezzo agli avvenimenti. Dunque, una sensazione spaziale.
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