Un po' di poesia fa bene. Ci trasporta in altre dimensioni, come la musica, e ci fa capire che il pensiero razionale è una piccola parte della nostra anima. Come dice Eraclito, nessuno conosce i confini dell' anima.
Queste poesie ci vengono da un lontano passato cinese, come messaggi in una bottiglia del tempo.
Li Qingzhao (1081-1141)
In sogno
Ricordo il giorno
passato sullo strame del rio:
guardavi il tramonto che artigliava
il padiglione.
Così ubriachi da perdere
la via del ritorno.
Era tardi – fu troppo tardi.
Voltammo la barca
incagliandoci in un gorgo
di radici di loto.
Remavi
remavo –
splendevano, a riva, gli aironi.
*
Mentre scorre il fiume
L’equinozio si spezza
primavera arriva.
Legna nell’incensiere: da froge
di giada sfugge il fumo.
Torno da un sogno.
Cerco le forcine per i capelli
sotto il cuscino.
Le rondini di mare
sono ancora lontane.
La gente gioca
con l’erba, i fiori
del pruno riempiono il fiume.
Il salice germoglia
una bava di seta.
Compieta: l’altalena
è bagnata dalla pioggia.
*
Ubriaca alla festa del nono giorno
Nebbia sottile, nuvola esangue. Il giorno
è il destriero del desiderio.
Tronchi di canfora bruciano
nella bocca di bestie dorate.
Festa del nono giorno.
Cuscino di giada, tonaca zanzariera.
Il gelo di mezzanotte azzanna il mondo.
Crepuscolo. Mi ubriaca il chiostro
che costringe Oriente
e le mie maniche sono fragranti.
Non dire che mi è indifferente amare.
Quando il vento dell’ovest fa sbattere
la tenda, sono più fragile di un fiore giallo.
Mi bruci la mano
ma il tuo cuore è freddo.
*
Sul tema “Come un sogno”
Notte: vento violento
lavacro di pioggia.
Dagli abissi del sogno
inebetita dal vino
chiamo l’ufficiale delle tende
che mi risponde: “i fiori di ciliegio
e quelli di melo sono gli stessi”
“Oh, ancora non lo sai?
Il rosso si assottiglia
il verde è diventato enorme”.
*
Sul tema “Rosse le labbra”
Nella più remota stanza:
infiniti dolori infieriscono
su ogni lato del mio essere.
La primavera è passata troppo presto:
piogge, come frecce, disperdono gli amici.
Mi sporgo dal balcone: sono stanca.
Dov’è lui, il mio amato?
La prateria non ha orizzonte
avvizzisce: la strada del ritorno
è ormai invisibile.
*
Moribonda primavera – non ho voglia
di sistemarmi i capelli.
Il pruno perde i fiori
che vagano tra le rive
del vento serale.
Luna pallida, nubi in estro.
L’incenso non brucia più nella conca
di giada, ha la forma di un’anatra –
la tenda ha ancora quell’antico pudore.
Basta il suono di un corno a spaventare il freddo?
*
Lamento
Notte fonda: ebbra
mi levo le vesti
un fiore di pruno tra i capelli
appassisce.
Tutto scema
ma l’odore del vino
sbriciola i sogni
prima che l’anima
riconosca la via di casa.
Silenzio.
La luna indugia:
accarezzo il fiore appassito
accarezzo i petali profumati
voglio il mio tempo perduto.
*
Il sole si disfa
come oro fuso
le nuvole, a sera,
sono un disco di giada.
La nebbia avvolge i salici
e un flauto suona “Fiori di pruno”.
Quanti giorni ancora
durerà primavera?
La festa delle lanterne
dovrebbe rendermi felice
ma sono inerme al candore
del tempo – quando torneranno
il vento e la pioggia?
*
Ogni anno è nella neve
che raccolgo i fiori
del pruno: la loro bellezza
mi inebria. Avida, li accarezzo:
bagno la veste di lacrime
ed è così che consumo il mio viso.
Quest’anno ho vagato fino
al limite della foce, fino al punto
che inficia l’orizzonte – ormai
grige le tempie.
Il vento della sera è forte:
non riuscirò più a godere
del languore di quei fiori.
*
Li Qingzhao (1081-1141), la maggiore poetessa cinese, fiorisce durante la dinastia Sung; la famiglia, in cui erano spiccati gli interessi letterari (il padre era intimo con il grande poeta Su Shi), era aperta alla religiosità buddista.
A diciotto anni Li sposa Zhao Mingcheng, a lei affine per temperamento (è cultore d'arte poesia ed epigrafia); l'invasione tartara della Cina settentrionale (cadde la città di Shandong in cui la coppia risiedeva) e la morte di Zhao nel 1129, turbano ineluttabilmente la vita di Li marcando decisamente l'ispirazione della sua lirica.
Di lei rimangono circa cento composizioni, la maggior parte nella forma Ci, ovvero in una "forma poetica su schema metrico derivato da antiche arie musicali, poi perdute, di origine popolare di cui è testimonianza a partire dell'epoca T'ang (VIII-X secolo)".
La poesia di Li Qingzhao è espressione di un mondo aristocratico e fine; l'eleganza del suo incedere, davvero mirabile, non viene mai meno; anche il dolore e la malinconia, specie nella nostalgica rievocazione dell'amato, trovano sempre una squisita compostezza. Le immagini della Natura (pioggia vento fiori animali alberi) o gli usuali oggetti della vita quotidiana (tende coperte fermagli incensieri) formano un hortus conclusus di grazia cristallina, fremente per il continuo e quasi impercettibile confondersi con il correlativo paesaggio dell'anima.
Traduzione di Anna Bujatti, dal libro Come in sogno, 1996
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