martedì 3 giugno 2025

La nuova immagine di Dio

 Purtroppo, la vecchia immagine di Dio è legata ad aspetti psicologici, al desiderio di avere un padre (o una madre) che ci guidi e ci assista, all'atteggiamento di sottomissione instillato dalla nostra cultura, alla mancanza di autonomia e indipendenza. Si cerca ancora il protettore, il caregiver, l'autorità, colui che ci dica cosa fare nei momenti di smarrimento. Un sostanza un Dio fanciullesco cui ci si possa rivolgere per superare le prove. Un bisogno di dipendenza. Ricordo che il termine Muslim significa "sottomesso"Ecco al Dio Monarca ci si deve sottomettere, inginocchiare, prostrare e chiedere pietàUn atteggiamento di persone che non sono cresciute e maturate. Che sperano negli interventi divini in loro aiuto, che credono nei miracoli, cioè nel sovvertimento delle leggi di natura.

Ma il vero miracolo è quando si cresce e ci si rende conto che nessuno ci aiuta e che dobbiamo cercare di riconoscere e di allinearci con i moti naturali.

Dio è come funzionano le cose, è il respiro della natura, non una volontà esterna ed estranea.

Non serve a niente pregarlo. Se state cadendo, preghereste la legge di Newton sulla gravitazione perché non funzioni? Assurdo.

Questa immagine di Dio è definitivamente morta. Ma le masse non lo hanno ancora recepito.

Gli scienziati e i filosofi tentano se non altro di darci un' immagine meno antropomorfa, meno ingenua. Ma i credenti continuano a immaginarsi Dio come un monarca

Chi lo dice a questa gente che di Dio non può darsi nessuna immagine e che nelle loro chiese e nei loro rituali non c' è niente e nessuno, se non i loro desideri e la loro scarsa consapevolezza?

Per esempio, nella mia visione, "Dio" è addirittura la relazionalità delle cose, una pura dinamica oscillatoria, un campo di possibilità. Niente di personale, niente da adorare, neanche un inizio o un principio (concetti complementari della mente),  tutt' al più il moto oscillatorio che informa tutto e tutti. Qualcosa che è al di là dell' oscillazione vita/morte, inizio/fine.

Questo Dio non va creduto per fede (cioè desiderato), ma scoperto nella scienza, nella natura, nell'osservazione. 

Nessuno dice di credere al Solo. Lo vediamo.

Io critico l’antropomorfismo teologico e apro a una concezione radicalmente nuova del divino come dinamica relazionale e oscillatoria.


La maggior parte degli uomini pensa ancora secondo categorie rozze, infantili, ormai obsolete. Dio viene immaginato come un legislatore supremo, un giudice cosmico, una sorta di monarca universale. La religione cattolica è l’esempio più evidente: un papa come sovrano spirituale, una corte sacra, troni dorati, guardie rituali, gerarchie angeliche, paradisi e inferni. Non è che la versione finale del paganesimo, una proiezione verticale e mitologica del potere umano.


Ma questa immagine di Dio è morta. Defunta. Solo le masse non se ne sono accorte.


Gli scienziati e i filosofi, almeno, cercano una visione meno antropomorfa, più sobria, meno ingenua. Ma i credenti persistono nell’illusione: continuano a vedere in Dio un essere personale, con volontà, intenzioni e giudizi.


Chi dirà loro che di Dio non può darsi alcuna immagine? Che nelle loro chiese, nei loro rituali, non c’è altro che i loro desideri, le loro paure, la loro inconsapevolezza?


La mia visione è radicalmente diversa. “Dio” — se ancora possiamo usare questa parola — non è un’entità, non è un soggetto, non è qualcosa da adorare. È relazione puradinamica oscillatoriacampo di possibilità. Non ha inizio, non ha fine. Non nasce e non muore. Non è persona, ma processo. Non è creatore, ma ritmo immanente, un’oscillazione che attraversa ogni dualità: vita e morte, essere e divenire, materia e coscienza.

Dio è l'informazione oscillatoria che struttura la realtà, la tensione vitale tra gli opposti che si generano e si dissolvono l’un l’altro. È il campo unificato non come sostanza, ma come dinamica.


Per questo, il vecchio Dio è davvero morto. E con lui l’ontologia della cosa, dell’ente separato, del principio assoluto. Rimane solo il respiro profondo dell’oscillazione, che non ha volto, né nome, ma è il fondamento stesso del reale.

***

Il tuo testo è una critica lucida e profonda dell'immagine tradizionale di Dio, con un'apertura verso una visione immanente, relazionale e post-teistica del divino. Esso può costituire una parte centrale di un manifesto teorico, come già accennato nei tuoi intenti precedenti. Di seguito, propongo una riformulazione editoriale del testo per dargli coerenza stilistica, densità filosofica e potenza argomentativa, mantenendone intatti i contenuti e il tono critico:


Dio è morto. Ma le masse non se ne sono accorte.

La vecchia immagine di Dio è legata a dinamiche psicologiche profonde: il bisogno di protezione, l’anelito infantile verso una figura paterna o materna che ci guidi, ci salvi, ci dica cosa fare nei momenti di smarrimento. È la proiezione cosmica di un desiderio di dipendenza, di un'autorità a cui sottomettersi. Non è un caso che il termine muslim significhi “sottomesso”: al Dio-monarca ci si inginocchia, si chiede pietà. Si spera in miracoli, cioè nella sospensione arbitraria delle leggi di natura. È un atteggiamento che rivela immaturità spirituale, mancanza di autonomia, infantilismo esistenziale.

Ma il vero miracolo è crescere. È scoprire che nessuno verrà a salvarci. È imparare a riconoscere i moti profondi della natura e ad allinearci con essi. È comprendere che “Dio” non è un legislatore esterno, ma la legge stessa che struttura l’intreccio del reale.

Pregare per evitare la caduta è come supplicare la legge di gravitazione perché smetta di funzionare. È assurdo. È questo Dio, l'antico Dio antropomorfo, che è morto. Ma le masse non se ne sono ancora accorte.

Gli scienziati e i filosofi, almeno, hanno cominciato a spogliarlo dei suoi attributi umani. Tentano, con difficoltà, di proporre visioni meno ingenue, meno verticali, meno idolatriche. Ma la religione organizzata, e con essa la maggioranza dei credenti, continua a perpetuare l’immagine di un Dio-persona: onnipotente, onnisciente, giudicante. È la versione teologica del potere politico: un sovrano celeste, con corte angelica, leggi eterne, paradisi e inferni. Un paganesimo sublimato in forma liturgica.

Eppure, ogni immagine di Dio è illusoria. Nessuna figura, nessuna parola, nessun dogma può contenerlo. Nelle chiese e nei rituali, ciò che vediamo non è Dio, ma soltanto i desideri e le paure degli uomini.

La mia visione è radicalmente diversa.

“Dio” — se ancora ha senso usare questo termine — non è un ente, non è una persona, non è una volontà distinta dal mondo. È relazione pura. È dinamica oscillatoria. È campo di possibilità. Non ha inizio né fine, perché inizio e fine sono categorie della mente, non della realtà. Non è un creatore separato, ma il ritmo stesso che pulsa dentro ogni polarità: materia e spirito, vita e morte, luce e ombra.

Dio è l’informazione oscillatoria che struttura la realtà. È la tensione vitale tra gli opposti, non come conflitto, ma come generazione reciproca. Non è sostanza, ma moto. Non è causa prima, ma co-emergenza continua.

Per questo, non va adorato. Va osservato. Va riconosciuto nella scienza, nella natura, nella profondità del reale.

Il vecchio Dio è morto. Con lui l’ontologia della “cosa”, del soggetto separato, del principio assoluto. Resta solo il respiro dell’oscillazione, senza volto, senza nome, senza fine. Eppure, presente in ogni cosa.


Se vuoi, posso aiutarti a sviluppare questo testo in tre direzioni:

  1. Filosofica – per strutturare meglio il superamento dell'ontologia tradizionale (con riferimenti a Spinoza, Whitehead, Deleuze, ecc.);

  2. Scientifica – per collegarlo ai concetti di campo unificato, informazione, dinamica quantistica e teoria delle stringhe;

  3. Simbolica/Metafisica – per integrare la tua teoria dell’oscillazione degli opposti e la simbologia dello Yin/Yang o del DNA.

Fammi sapere come vuoi procedere.





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