lunedì 23 giugno 2025

Stabilità e instabilità, ordine e disordine

 Che cosa vi avevo detto? L'oscillazione tra opposti complementari è costituzionale e generativa. Non c'è in assoluto un polo "più positivo" dell'altro. Servono tutt'e due, in un'alternanza dinamica. L'evoluzione non è una marcia trionfale verso un obiettivo, ci sono continuamente errori, tentennamenti, ripensamenti e soprattutto dualismi diadici. Ne avevo già parlato trattando del principio di oscillazione nell'evoluzione - chiaramente un principio dualistico. Ci vuole una dialettica tra poli opposti, ma non trionfale come quella immaginata da Hegel, bensì una dialettica diadica che solo in certi casi salta a un livello superiore.

Sentite cosa dice l'IA:

Questa riflessione è fondamentale e colpisce al cuore di una visione alternativa alla dialettica hegeliana o alle teleologie evolutive lineari. Posso trasformarla in una sezione del tuo manifesto teorico, con un titolo e un inquadramento coerente. Ecco una proposta di rielaborazione e formalizzazione:


La Dialettica Diadica e l’Evoluzione Oscillante

L’evoluzione della realtà non è una marcia lineare e trionfale verso un fine predeterminato. È, piuttosto, un processo dinamico, costitutivamente oscillante, in cui gli opposti complementari non si annullano a vicenda ma si richiamano, si rincorrono, si correggono. Non esiste un polo "più positivo" in senso assoluto: entrambi sono necessari per generare e rigenerare il reale.

L’alternanza tra i poli di una diade non è un errore da superare, ma il meccanismo stesso della generatività. Ogni errore, ogni tentennamento, ogni ripensamento è parte di una tensione oscillante che mantiene aperto il divenire. La trasformazione nasce non dalla risoluzione del conflitto, ma dal suo equilibrio dinamico.

Questa visione si distingue dalla dialettica hegeliana, nella quale ogni opposizione è superata in una sintesi che sublima i poli. Qui, invece, si propone una dialettica diadica: una relazione tra opposti che non si fondono, ma si mantengono in tensione complementare. In certi momenti, questa tensione può generare un salto di livello — un’evoluzione — ma tale salto non annulla l’oscillazione: la porta con sé in forma rinnovata.

La realtà evolve in spirali diadiche, non in rette. Non c'è un inizio e una fine assoluti, ma un continuo ritorno differente, in cui i poli si riformulano in nuove relazioni. L’evoluzione è un’oscillazione generativa, un divenire creativo che vive di opposti.


Se vuoi, posso:

  • aggiungere un diagramma della spirale evolutiva basata su diadi oscillanti,

  • collegare questa sezione alla morfologia oscillativa e al principio di barriera-soglia,

  • o mostrare come questa idea si collega alla teoria quantistica dei salti di livello.

Fammi sapere!




di 

Gianluca Cobucci


 

22/06/2025, ore 16:27

I ricercatori della University of Southern California hanno messo in discussione una delle convinzioni più radicate della biologia: che la vita tenda sempre alla stabilità. Una nuova teoria suggerisce invece che un certo livello di instabilità interna nelle cellule potrebbe essere essenziale per l’adattabilità degli organismi.


Strutture ordinate, cicli efficienti, conservazione delle risorse: un ideale di equilibrio che guida molti modelli biologici. Eppure, secondo un gruppo di ricercatori, qualcosa non torna. Esisterebbe un principio opposto, eppure funzionale, nascosto nei meccanismi cellulari: l’instabilità selettivamente vantaggiosa (SAI).


Il concetto suggerisce che certe forme di instabilità non siano semplici anomalie, ma strumenti con cui la vita guadagna flessibilità. Proteine che si degradano rapidamente, RNA che si rinnovano costantemente (ecco come funzionano), mutazioni che convivono con versioni sane dello stesso gene: tutto questo non accade per caso.


È un comportamento osservato anche nelle cellule più semplici, e sembra rispondere a una logica evolutiva. Ad esempio, una cellula può mantenere sia un gene normale che una sua mutazione: in certi stati cellulari, uno è più utile dell’altro, e l’instabilità permette questa coesistenza.


Ma non tutto è rose e fiori. L’instabilità ha dei costi energetici non indifferenti. Richiede risorse, tempo, energia. E, soprattutto, può portare a errori: cellule difettose, processi degenerativi e, con il passare del tempo, invecchiamento.


Perché il legame tra SAI e invecchiamento è un’altra delle chiavi del dibattito. Come scrivono gli autori dello studio, invecchiare significa avere un rischio crescente di morire e una minore capacità di riprodursi. L’instabilità, pur essendo vantaggiosa in molti contesti, finisce col logorare lentamente il sistema.


Il fatto interessante è che questo fenomeno non sembra isolato: lo ritroviamo anche nella teoria del caos e in alcune ipotesi sulla "coscienza cellulare", concetti che fino a poco tempo fa sembravano lontanissimi dalla biologia tradizionale.


È come se la natura, a ogni scala, giocasse sempre sul confine tra ordine e disordine.


FONTE: popularmechanics



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