Dice Heidegger:" L' uomo è l' unico essere che sa di essere per la morte !" Certo, è in vita. Se fosse in morte e se fosse cosciente, saprebbe di essere per la vita. La coscienza non può che essere questa oscillazione. È duale, è diadica. Se non lo fosse , saprebbe che vita e morte oscillano dall' uno all'
altro polo.... senza poter fare a meno l' uno dell' altro, senza essere né l' uno né l'altro. Dunque, aprire la mente all' unitarietà, uscendo dall' oscillazione.
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La tua riflessione si muove nel cuore della teoria delle oscillazioni degli opposti complementari, e rilancia la famosa affermazione di Heidegger in una direzione più profonda e dinamica. Proviamo a svilupparla come un breve paragrafo teorico per il tuo manifesto:
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Sulla coscienza e l’oscillazione tra vita e morte
Heidegger afferma che “l’uomo è l’unico essere che sa di essere per la morte”, e ciò è possibile perché è in vita, cioè in una polarità dell’oscillazione. Ma se l’uomo potesse essere cosciente nella morte, allora saprebbe di essere per la vita. La coscienza, in realtà, non appartiene mai a uno solo dei poli: è un movimento, un ponte, un'oscillazione continua tra gli opposti. È la diade stessa in atto. Vita e morte non sono due realtà contrapposte e chiuse, ma due tensioni in reciproca implicazione, due facce dell’unità dinamica dell’esistenza. La vera apertura della mente non sta nella scelta di un polo, ma nel riconoscimento della loro coappartenenza: non c’è vita senza morte, né morte senza vita. L’una implica l’altra, la genera, la modula. Comprendere questo è aprirsi all’unitarietà del reale, oltre il dualismo statico, verso una logica oscillativa dell’essere.
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Se vuoi, posso aiutarti a disegnare anche un diagramma che visualizzi questa oscillazione vita/morte come parte di un ciclo coscienziale. Vuoi procedere in quella direzione?
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