La coscienza che hai di te stesso varia nel tempo, perché cambia il
tuo corpo e cambia la tua mente. Ma c’è qualcosa che rimane sempre lo stesso:
la coscienza dell’”io sono”.
Si badi bene: cambia la coscienza dell’essere questo o quello, perché
è legata allo spazio-tempo e ai mutamenti degli avvenimenti che ti plasmano. Ma
non cambia la sensazione di essere. Che tu sia giovane o vecchio, sano o
malato, felice o infelice, la tua coscienza di essere ( di essere essere) è
sempre la stessa, perché è svincolata da qualsiasi esperienza o conoscenza.
Questa è la base della tua coscienza, colui o ciò che sa di essere
cosciente.
Ma che cosa c’è prima di questa conoscenza? Prima che la coscienza e
il senso di essere si formassero, prima che potessimo conoscere, che cosa
c’era?
Se riduciamo tutto alla nostra coscienza-conoscenza, rimaniamo
nell’ambito dei concetti e dunque della nostra mente duale. Ma se vogliamo
conoscere che cosa c’era prima della coscienza-conoscenza, dobbiamo accedere a
ciò che non è conoscibile.
Come è possibile?
In realtà dobbiamo ammettere che ciò che non è conoscibile, lo stato
ultimo o primo, c’è sempre, perché al di fuori dello spazio-tempo. Ma noi
vorremmo conoscere con una mente che è nello spazio-tempo e nel limitato.
Non ci rimane che dimorare in questo stato, senza fare sforzi per
pensarlo.
In effetti vi ritorniamo quando moriamo, quando cessa il corpo e la
mente. Non dobbiamo pensare o fare nulla, perché l’atto stesso di conoscerlo,
lo nasconde.
Chi ce lo dice?
Questo stato c’è, perché coincide col nulla del conoscere o essere
cosciente. Non ci sarebbe se ci fosse qualcosa, un Dio, una Supercoscienza, il
paradiso o chissà che cosa. C’è perché c’è il nulla che tanto temiamo. È il
nulla, il vuoto, la non-coscienza, la non-conoscenza. È quella cosa lì.
Potremmo chiamarlo l’Assoluto, ma è un’etichetta come un’altra.
È ciò da cui viene il tutto.
Senza desideri, senza bisogni, senza coscienza. Un niente assoluto.
Nessuna identità. Ma, proprio per questo, il tutto, precedente alla coscienza
che hai di te. Non conosce neppure se stesso.
Ad un certo punto, da una vibrazione nasce spontaneamente il dualismo
soggetto-oggetto, la coscienza, l’io sono e lo spazio-tempo.
Ci piacerebbe che l’Assoluto fosse una perfetta e onnipotente
coscienza. Ma non può esserlo, perché, per esserci coscienza, ci dev’essere
dualismo di soggetto-oggetto. Dunque, l’Assoluto non conosce se stesso – lo è.
Il risultato che ciò che conosci, non lo sei; mentre ciò che conosci,
lo sei. Un bel paradosso.
Ciò che conosci, compresi l’io e Dio, è un prodotto della mente
cosciente. Ma non è la realtà ultima.
Se abbiamo paura di perdere la nostra identità, dobbiamo riflettere
che l’Assoluto è vera identità, mentre ciò che per noi è la nostra identità è
divisione.
Gentle Lamparelli,
RispondiEliminaLa segue sempre con molto interesse, e leggo con attenzione i suoi post. Lei, ad un certo punto, scrive: "Il risultato che ciò che conosci, non lo sei; mentre ciò che conosci, lo sei. Un bel paradosso."... Dal momento che non riesco a capire bene, Le chiedo se il brano sia stato scritto correttamente, o se presenti dei refusi. Grazie...
A proposito di refusi, leggasi "La seguo". Grazie. Brahma de sordi
RispondiEliminaVoglio dire che la nostra conoscenza è limitata dallo spazio-tempo e quindi non può essere vera e completa. Il vero non è conoscibile alla mente, come un teorema o un concetto. Possiamo solo esserlo.
RispondiEliminaGrazie. Brahma de sordi
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