Quello che mi colpisce dei morti è che, anche se ci hanno amato
moltissimo, appaiono del tutto assenti e non fanno nessun tentativo per
mettersi in comunicazione con noi. Anche nei racconti di chi è “ritornato” dopo
essere “morto” per qualche minuto si evidenzia che nessuno vorrebbe ritornare
in questa valle di sofferenza. Si sono trovati troppo bene per pensare di
tornare indietro. Ma vi sono costretti.
In parole povere, c’è una specie di “egoismo” dei morti. Possono aver
abbandonato figli carissimi, genitori, coniugi tanto amati e amici, ma è come
se se ne dimenticassero immediatamente. Non solo, ma non fanno nemmeno nessuno
sforzo per comunicare con noi o per aiutarci.
Questo può voler dire tre cose: o che sono stati annullati
completamente o che vivono in uno stato di oblio, quasi drogati, o che è loro
impedito – e quindi non possono essere felici. Come fa una madre ad abbandonare
i figli o l’amante l’amato?
Resta il fatto che i sopravvissuti soffrono e si sentono abbandonati.
E anche l’aldilà si presenta crudele – una separazione brutale cui non c’è
rimedio… se non aspettare a nostra volta la morte.
Rispetto a ciò che pensiamo, può esserci una grande sorpresa. Dato che
la nostra mente non riesce a pensare la realtà ultima.
Ma la sorpresa, la meraviglia, sono l’inizio della nuova
consapevolezza.
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