Se vi domandassi chi credete di essere, la vostra identità,
incomincereste a parlarmi della vostra nascita, dei vostri genitori, della
vostra famiglia e poi passereste agli studi fatti, al vostro corpo, alla vostra
mente, alla vostra personalità, ai vostri valori, alle vostre credenze e così
via. Quella persona siete voi e siete unici nel mondo.
Ma alcuni filosofi, religiosi o saggi direbbero che tutta questa massa
di informazioni non basta a definirvi. Già Freud affermò che esiste anche un
livello inconscio di cui non vi rendete conto e che vi porta ad agire, a
reagire e a sognare in una certa maniera. Dunque i confini della vostra persona
sono molto più vasti e indefiniti di quel che credete. E, nel migliore dei
casi, una parte di voi stessi vi sfugge.
Ma non è finita. Qualcuno parla anche di un’anima o di un sé. Che non
solo sfuggirebbero al nostro controllo ma costituirebbero un ulteriore livello
di noi stessi.
Dobbiamo quindi ammettere che la nostra conoscenza di noi stessi è per
lo meno limitata. E che siamo costituiti da una persona in parte sconosciuta.
Rimanendo comunque a quel che conosciamo, vediamo bene che è destinato
a durare poco e che, dopo la morte, non si sa che fine farà.
C’è chi parla di un paradiso/inferno, chi del nirvana, chi di una vita
eterna e chi del nulla. Ma anche questi sono concetti, credenze, ipotesi, che non sono
dimostrate.
Il fatto è che certe parole – come nulla o tutto – per noi hanno poco
significato, perché non ne abbiamo esperienza. Che cos’è il nulla? Immaginiamo
qualcosa, che comunque non è un vero nulla, ma una nostra idea. E lo stesso per
il tutto. Noi abbiamo esperienza solo di poche cose, non del tutto.
Dunque, usiamo concetti che non sono verificabili. Così è per altri
concetti come anima, Dio, aldilà, ego, ecc. E quindi viviamo in un mondo
immaginario di idee, che non sono comunque le cose che indicano e spesso sono
del tutto virtuali.
Se vogliamo un approccio alla realtà, dobbiamo essere consapevoli che
viviamo in un modo di parole, cui spesso non corrisponde niente. Quando i saggi
ci invitano a “conoscere noi stessi”, ci invitano in realtà a uscire dal mondo
della mente e a trovare il nostro più profondo essere, che è al di là perfino della
coscienza o della non coscienza.
Non dobbiamo però pensare ad esperienze sovrannaturali o mistiche, ma
al semplice stato di chiarezza e lucidità, che talvolta acquisiamo nella vita
di tutti i giorni, come nei primi attimi di risveglio da un sonno ristoratore o
in certe mattine limpide in cui siamo liberi da ansie e paure.
Della realtà non possiamo dire nulla, se non vogliamo trasformarla in
un ennesimo concetto. Possiamo solo dire che cosa non è. Scartare tutto il
contenuto mentale, legato alla cultura, al passato e alla memoria. E guardare
con freschezza.
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