lunedì 13 febbraio 2023

Conoscere se stessi

 

Se vi domandassi chi credete di essere, la vostra identità, incomincereste a parlarmi della vostra nascita, dei vostri genitori, della vostra famiglia e poi passereste agli studi fatti, al vostro corpo, alla vostra mente, alla vostra personalità, ai vostri valori, alle vostre credenze e così via. Quella persona siete voi e siete unici nel mondo.

Ma alcuni filosofi, religiosi o saggi direbbero che tutta questa massa di informazioni non basta a definirvi. Già Freud affermò che esiste anche un livello inconscio di cui non vi rendete conto e che vi porta ad agire, a reagire e a sognare in una certa maniera. Dunque i confini della vostra persona sono molto più vasti e indefiniti di quel che credete. E, nel migliore dei casi, una parte di voi stessi vi sfugge.

Ma non è finita. Qualcuno parla anche di un’anima o di un sé. Che non solo sfuggirebbero al nostro controllo ma costituirebbero un ulteriore livello di noi stessi.

Dobbiamo quindi ammettere che la nostra conoscenza di noi stessi è per lo meno limitata. E che siamo costituiti da una persona in parte sconosciuta.

Rimanendo comunque a quel che conosciamo, vediamo bene che è destinato a durare poco e che, dopo la morte, non si sa che fine farà.

C’è chi parla di un paradiso/inferno, chi del nirvana, chi di una vita eterna e chi del nulla. Ma anche questi sono  concetti, credenze, ipotesi, che non sono dimostrate.

Il fatto è che certe parole – come nulla o tutto – per noi hanno poco significato, perché non ne abbiamo esperienza. Che cos’è il nulla? Immaginiamo qualcosa, che comunque non è un vero nulla, ma una nostra idea. E lo stesso per il tutto. Noi abbiamo esperienza solo di poche cose, non del tutto.

Dunque, usiamo concetti che non sono verificabili. Così è per altri concetti come anima, Dio, aldilà, ego, ecc. E quindi viviamo in un mondo immaginario di idee, che non sono comunque le cose che indicano e spesso sono del tutto virtuali.

Se vogliamo un approccio alla realtà, dobbiamo essere consapevoli che viviamo in un modo di parole, cui spesso non corrisponde niente. Quando i saggi ci invitano a “conoscere noi stessi”, ci invitano in realtà a uscire dal mondo della mente e a trovare il nostro più profondo essere, che è al di là perfino della coscienza o della non coscienza.

Non dobbiamo però pensare ad esperienze sovrannaturali o mistiche, ma al semplice stato di chiarezza e lucidità, che talvolta acquisiamo nella vita di tutti i giorni, come nei primi attimi di risveglio da un sonno ristoratore o in certe mattine limpide in cui siamo liberi da ansie e paure.

Della realtà non possiamo dire nulla, se non vogliamo trasformarla in un ennesimo concetto. Possiamo solo dire che cosa non è. Scartare tutto il contenuto mentale, legato alla cultura, al passato e alla memoria. E guardare con freschezza.

Nessun commento:

Posta un commento