Tutti si appellano a Dio. Il Papa va in Africa (anche per contrastare
le Chiese evangeliche) e prega Dio. Gli ucraini pregano Dio, per non essere
distrutti. I terremotati pregano Dio (per ringraziarlo di non averli uccisi).
Ma con scarso successo.
Il grande assente è sempre Dio, inteso come un Reggitore universale e quindi
come una sorta di padrone. Questo proprio non risponde.
Se ci fosse un Dio che avesse creato il mondo e lo controllasse,
qualcuno potrebbe chiedergli conto di questa sua assenza. I cristiani, per
esempio, basano la loro fede sull’idea di un Dio che interviene negli eventi
del mondo. Ma dove sono questi interventi?
Tuttavia, fa molto comodo questa idea, perché dà l’illusione che
qualcuno si curi dell’individuo e dà a molti mascalzoni il pretesto di agire a
nome di Dio.
Ma Dio non risponde perché non c’è, perché è una creazione della mente
umana, che ha sempre bisogno di una causa prima, di un giudice, di una pezza d’appoggio.
Questo se si intende Dio come un Dominatore. Ma se si intende Dio come
Realtà ultima, allora c’è e lo siamo tutti.
Dunque, siamo tutti responsabili. Ci siamo creati da soli, in qualche
modo, con molti difetti, soprattutto con una coscienza duale.
Stando così le cose, ci dobbiamo salvare da soli. Ciò che avviene nel
mondo non è il frutto di qualche imperscrutabile Volontà divina, ma della
nostra coscienza duale, che deve procedere per contrasti.
Perfino la violenza dei terremoti non è causata da qualche Dio, ma
dalla nostra coscienza. Le perturbazioni della natura sono innanzitutto le
perturbazioni della coscienza.
Se coltivassimo la calma, la quiete e il silenzio, tutto cambierebbe.
Ricordiamoci che sulla terra ci sono esseri viventi che vivono 200 o
400 anni o che sono potenzialmente immortali, come certe meduse.
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