Se
la vita fosse un accumulo continuo di sofferenze, non avrebbe potuto andare
avanti. Questo significa che, accanto ai
dolori, ci sono anche periodi di gioia, piacere e soddisfazione. Però, dolori e
gioie devono alternarsi, se non altro per alimentarsi a vicenda e rendere
possibile il polo opposto. In altre parole, i due opposti si definiscono e si
sostengono a vicenda. Se non ci fosse la sofferenza, non sapremmo definire e
provare la gioia.
Ma
la dialettica degli stati d’animo non deve estremizzarsi, altrimenti rende impossibile
il cambiamento. Questo significa che il male è utile, se non altro per mettere
in azione il bene. Non sappiamo se è possibile un mondo tutto gioioso (una
specie di paradiso), pena l’immobilità del tutto. Ma sappiamo che, se il gioco
si estremizza, rende impossibile il contrasto e prima o poi nuoce alla vita.
Dunque,
non c’è via di scampo. Non c’è la possibilità di rendere stabile uno stato d’animo.
Stando
così le cose, dovremmo essere abbastanza saggi da ricordarcelo quando le cose
ci vanno male… ma anche quando ci vanno bene. Niente perdurerà a lungo. Neanche
la vita.
Basterebbe
avere sempre questa consapevolezza per non essere come quegli idioti che si
esaltano nel successo e si abbattono nel fallimento.
Non
sappiamo perché il mondo sia stato fatto o si sia fatto così. Ma sappiamo che è
così.
Certo,
se incontrassi Dio in persona, gli domanderei: “ Ma non si poteva far qualcosa
di meglio?”
Nessun commento:
Posta un commento