Nonostante
dolori e sofferenze che colpiscono tutti nell’esistenza, quando domandate in
giro se la vita è un bene, i più vi risponderanno di sì, anche persone che
fanno oggettivamente una vita da schifo. Il fatto è che sono condizionati dalla
cultura generale che considera la vita comunque un’occasione o un dono.
Uno
strano dono. Perché a un certo punto ci viene chiesto indietro.
Ma
anche chi sta male spera o s’illude di poter migliorare, convinto che verranno
tempi migliori.
Quando
domandate a qualcuno se sia meglio vivere o non vivere, quasi tutti pensano che
sia meglio aver avuto questa occasione. Tranne coloro che si suicidano o che
sono costretti ad andare in Svizzera per porre fine alle loro pene, attuali o
previste. In realtà è difficile dare torto a quelli che, colpiti da un male
incurabile, decidono di farla finita… anche per affermare almeno una volta la
loro volontà e non dover aspettare un doloroso declino.
Insomma,
la vita sarà anche un’occasione. Ma non per tutti. Ci sono delle eccezioni, e
non poche.
Per
certi bambini che nascono con spaventosi handicap o per certe persone che
vengono colpite da spaventose malattie (demenza senile, sla, Parkinson, cancri
vari, ecc.) non si può dire che la vita sia stata un bel dono. Per loro, forse
sarebbe stato meglio non nascere.
Ma
anche loro, in tanti casi, non maledicono la vita. Magari si considerano solo
sfortunati. E invidiano gli altri, quelli che non hanno i loro problemi.
Comunque
gli uomini non si pongono tanti problemi e vanno avanti, anche se è un vero
martirio.
È dall’Oriente
che ci viene un punto di vista completamente diverso. Lì la vita viene considerata
una situazione sfortunata. Chi viene in
questo mondo deve far di tutto per non tornarci mai più, annullando il karma
negativo che lo porta a rinascere, qui o altrove.
È una prospettiva che ci apre gli occhi. La
vita non più una cosa meravigliosa, ma un incantesimo deteriore.
La natura, quella che i massoni chiamano G per generazione, ci ha forniti di fatto del sistema della dopamina. Piu' facciamo una bella esperienza piu' dopo la felicita' si trasforma in depressione (dopamina piu' bassa) Un esempio estremo che alza 15 volte il livello di d. e' la cocaina, che crea depressione dopo, ma l appetito di buon cibo, l aspettativa di fare del sesso, l'esercizio fisico, la gloria, l ammirazione creano niente altro che dopamina che ci da la felicita'. Ma la meditazione, intesa come non pensiero sfugge incredibilmente a questa legge, piu' si accumula felicita' piu' diventa estasi, e dopo ci si sente bene per ore. Austerita', morigeratezza, sobrieta', consapevolezza delle leggi del tao possono portare chi ha dolori e sofferenze, paradossalmente ad essere piu' felice di chi preme sempre il pulsante della dopamina. https://philpapers.org/archive/SHAMBV.pdf
RispondiEliminadimenticavo, quindi per essere felici bisognerebbe morire in senso cristiano mistico, o vedere la sofferenza come una partenza alla buddhistic way, ma senza scadere nel pessimismo compiacente, che contrariamente al pensiero positivo stimola il sistema della felicita' dopaminica. Giova
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