domenica 4 settembre 2016

Il riconoscimento della natura della mente

La nostra condizione dipende da come pensiamo, da come siamo consapevoli, da come è lo stato della nostra mente. Anche quando pensiamo Dio, è la nostra mente che lo fa essere; senza quella mente, Dio non esisterebbe.
Purtroppo noi siamo abituati a credere che ciò che è creato dalla nostra mente sia reale.
I nostri stati mentali ci permettono di vedere non solo le cose, ma anche i loro colori. Lo stesso oggetto, visto con una mente piena di rabbia, di odio, di amore o di pace, ci dà esperienze diverse.
Dunque, per capire qualcosa della nostra esperienza, dobbiamo conoscere lo stato della nostra mente. In ogni momento della giornata, chiediamoci quale sia lo stato della mente: è arrabbiata, distaccata, serena desiderosa, angosciata, distesa..? Da essa dipenderà il mondo variegato dell’esperienza.
Rendiamoci conto continuamente della condizione mentale. Qual è lo stato predominante in un dato momento?
Ma non basta. Dobbiamo anche uscire dal dualismo mentale, dagli schemi e dalle categorie per afferrare lo stato fondamentale della mente.
Dobbiamo riuscire a vedere il sole al di là delle nuvole (i vari stati mentali) che lo oscurano.
Il riconoscimento della sveglia presenza non concettuale può durare un istante - ed è bene che sia così, se non vogliamo che sia macchiato subito dai concetti e dalle loro interpretazioni.
L’importante è ripetere il riconoscimento fondamentale della essenza della mente il più spesso possibile, in modo da prolungarlo a poco a poco e renderlo sempre più stabile.
Questi sono bagliori di illuminazione, istanti di liberazione.



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