venerdì 21 agosto 2015

Allargare e chiudere

Talvolta la via della meditazione sembra confusa. Ma, in realtà, ci sono vari percorsi, che alla fine conducono alla stessa meta: il risveglio.
Di solito incominciamo con la concentrazione, che è una forma di chiusura. Ci si concentra su un oggetto, che può essere il respiro, un mantra, un’immagine, un punto reale o immaginario, ecc. Questo ci aiuta a restringere il campo dell’attenzione, eliminando le distrazioni e calmando la mente che è sempre troppo attiva e dispersiva.
Ma, giunti a questo punto, dobbiamo riaprire, allargando il campo della consapevolezza alle varie manifestazioni mentali: pensieri, emozioni, stati d’animo, ecc., e alle varie esperienze.
A questa fase appartiene anche la meditazione non formale, quella che non si svolge seduta ma che avviene durante il giorno nelle attività dell’esistenza. Qui dobbiamo capire noi stessi, come siamo fatti, come agiamo e reagiamo nella quotidianità, quali sono le nostre convinzioni, le nostre aspettative (più o meno fondate), le nostre illusioni, ecc. Si tratta di una meditazione analitica.
Ma, infine, dobbiamo ritornare alla sintesi, alla visione d’insieme, al senso generale dell’essere presenti, alla consapevolezza di sé, ad esperire l’unità del tutto.
Andate e ritorni, aperture e chiusure, che devono essere ripetute tutti i giorni, con pazienza, con determinazione, con forza.

In certi momenti crederemo di esserci persi, di esserci bloccati, di non avanzare. Ma, in realtà, stiamo progredendo, magari di un millimetro alla volta. Ci stiamo trasformando, perché niente è veramente immobile e tutto cambia di continuo.

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