mercoledì 8 aprile 2015

Oltre la mente

Siamo tutti figli di un’ulteriorità, di un Oltre. Ma non umanizziamolo. Non applichiamogli le nostre categorie di bene-male, di trascendenza-immanenza, di mente-corpo, di soggetto-oggetto, di conoscente-conosciuto, di origine-fine, ecc. Quando definiamo l’Origine, l’Oltre, in termini di essere, causa prima, primo motore, eternità, principio, fonte, coscienza universale, uno-tutto, amore, potenza, bene, volontà, conoscenza, giustizia, signore, padre, figlio, spirito, verbo, ecc., riduciamo Dio a un semplice idolo della mente.
L’Oltre non va inteso in senso spazio-temporale, ma proprio come l’ulteriorità dello spazio-tempo, e quindi del prima e del dopo, qualcosa che non è pensabile, ma solo contemplabile dal punto di vista della non-mente. Infatti, qualunque punto di vista non può che essere parziale; ed è solo assumendo la parzialità di tutti i punti di vista che si attinge, in un attimo, il non-punto di vista. Che non è né mancanza dei punti di vista, né l’insieme dei punti di vista, ma l’Oltre. In un attimo lo si coglie e in un attimo lo si perde.
A questo punto (o non-punto) si può arrivare con un salto logico: un’apprensione senza ragionamento, un’intuizione al di là della mente, un’apertura, uno scatto.
La meditazione non è un’operazione di apprensione logica, ma un tentativo di cogliere la realtà con la non-mente.
Questo può avvenire solo dopo che la normale attività mentale è stata messa in stallo, essendo stata posta di fronte alle proprie insolubili contraddizioni logiche.

Esistono posizioni psico-fisiche che favoriscono tale apprensione.

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