martedì 3 febbraio 2015

L'esercizio del silenzio

Tra gli esercizi di meditazione, in tutte le tradizioni spirituali, c’è lo stare a lungo in silenzio. Perché, come diceva il chassidim Rebbe Lubavitch, “noi diventiamo le parole che diciamo a noi stessi e agli altri.”
Ancor prima, la Maitry Upanishad diceva: “Si diventa ciò che si pensa… La mente è per i mortali la sola causa di schiavitù e di liberazione; di schiavitù quando aderisce agli oggetti dei sensi; di liberazione quando è vuota di ogni oggetto”.
Stare in silenzio significa dunque non farsi influenzare dalle parole, né dai pensieri che le producono, e cercare lo spazio meditativo che sta oltre.
Se vuoi veder chiaro, in te stesso e negli altri, stai dunque semplicemente in silenzio, osservando il mondo. Non entrare né nel gioco delle parole e dei concetti, che deformano sempre la realtà, né nel dialogo con gli altri, che risponde sempre ad una logica stereotipata, né nel dialogo con te stesso, che crea uno schermo fra te e la realtà.

Stai in silenzio – in un vero silenzio - più a lungo che puoi.

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