lunedì 12 gennaio 2015

Stati alterati di coscienza

Lo scopo della pratica non può essere uno stato temporaneo di piacevolezza o di sollievo, ma uno stato di quiete durevole, che possa continuare oltre al tempo che dedichiamo alla meditazione, che possa resistere alle vicende negative della vita e che possa proseguire fino al momento della morte e oltre.
Questo non è più un semplice sollievo, ma una vera liberazione.
Se cercassimo solo uno stato alterato di coscienza (che duri mezz’ora, un’ora o un giorno), basterebbe una droga. No, noi cerchiamo una trasformazione irreversibile, permanente e profonda.
Uno stato alterato di coscienza è qualcosa di temporaneo o di artificiale, un’oscillazione. Invece, lo stato di quiescenza che noi cerchiamo è il fondamento stesso della coscienza, è la coscienza perfettamente naturale e incontaminata, che non si fa turbare dalle circostanze della vita, è il punto di equilibrio. È questa che ritroveremo al momento della morte.

Gli stimoli esterni che ci vogliono turbare, che ci fanno uscire dal nostro equilibrio di base, sono innumerevoli - le infinite preoccupazioni della vita. Ma esiste una coscienza essenziale che non si fa toccare. Bisogna trovarla dentro di noi, coltivarla, estenderla e riuscire a conservarla sempre. Questo è uno degli scopi benemeriti della meditazione.

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