lunedì 6 ottobre 2014

"Stare semplicemente seduti"

Adesso vi propongo un’alternativa. Perché in realtà le tre religioni che dominano il mondo (giudaismo, cristianesimo ed islam) condividono la stessa origine, hanno la stessa scala di valori utilitaristica, istituiscono lo stesso rapporto con Dio.
Una religione che non ha niente a che fare con questa idea di Dio (e in effetti con nessuna idea di Dio – perché ci sono religioni che non si servono di questo concetto) è lo zen, una corrente del buddhismo.
“Stare semplicemente seduti” è la definizione che si dà dello zen. Ma a far che? Qual è il suo scopo?
Ecco il punto: non ha scopo. È “fare” qualcosa che esce dal paradigma mezzo-scopo, che è il nostro atteggiamento abituale.
Noi facciamo tutto per uno scopo, abbiamo sempre un secondo fine. Facciamo questo per ottenere quello. Anche nella religione. È per assicurarsi un buon posto nell’aldilà, per investire bene i nostri talenti, che facciamo il bene. Con un occhio facciamo qualcosa e con l’altro calcoliamo il vantaggio o lo svantaggio, concreto ed anche spirituale. Questa azione aumenterà il mio conto corrente in questo mondo e/o nell’aldilà?
Noi siamo convinti che ogni momento abbia per scopo il successivo. Ma è davvero così?
Si può uscire da questa logica? Si può fare qualcosa che non sia in vista di uno scopo? Si può: “stare semplicemente seduti”.
Conosco le vostre obiezioni: a che serve tutto ciò?
Non serve a niente, non ha nessuno scopo, non ha nessun fine – è fine a se stesso!
Si può stare semplicemente seduti per scoprire che cosa significhi essere e basta, nel mondo presente, nell’attimo presente, qui e ora.
Questo è il suo “scopo”: fare qualcosa che non introduca l’idea di fine.
Ora, ci si può domandare se anche questo non sia uno scopo, più o meno occulto. Ma, certo, introduce l’idea che il mondo, la vita, siano fini a se stessi e non in funzione o in vista di qualcosa.
Sono due concezioni del tutto opposte: 1) la vita ha un fine, 2) la vita è fine a se stessa.
Per abbracciare quest’ultima concezione, dovremmo lasciar cadere parecchi presupposti: che ci si impegni per un guadagno e forse per uno stesso miglioramento. Il “guadagno”, il “miglioramento”, avvengono istantaneamente. La pratica è già il fine.


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