giovedì 2 ottobre 2014

Allargare gli orizzonti

Uno degli scopi della meditazione è creare una barriera all’eccesso di stimoli sensoriali, emotivi e intellettuali che vengono dall’ambiente circostante. Un attacco, un’irruzione continua che finisce per creare stress, disorientamento, confusione e infelicità.
Se mi metto in meditazione e incomincio a ripetere per esempio il mantra “calma”, magari accordandolo al ritmo del respiro, automaticamente riduco il numero degli input esterni (rumori, telefonate, traffico stradale, informazioni radio-televisive, ecc.) ed interni (pensieri, immagini, ricordi, riflessioni, monologhi interiori, ecc.). Riduco gli stimoli a quello benefico della calma.
Ma, poiché non posso stare tutto il giorno in meditazione tenendo in piedi questa barriera, che è comunque fragile, devo passare ad una seconda strategia: lasciar entrare gli stimoli restando consapevole dei miei stati d’animo e delle mie reazioni. Insomma devo sviluppare la qualità e la postura psicologica del testimone.
Mentre la mia mente è assalita da tanti input, da tanti stati d’animo (e li produce essa stessa), io li osservo e li accolgo come un testimone distaccato.
Il testimone vede che io sono, di volta in volta, infastidito, annoiato, ansioso, irritato, ecc., ma, in quanto osservatore, ne rimane al di fuori.
È come andare al cinema e osservare lo spettacolo: io registro le reazioni e gli stati d’animo che si producono in me, restando consapevole che sono solo lo spettatore – non un attore coinvolto.

Assumere la posizione del testimone significa passare dal punto di vista dell’ego al punto di vista del Sé.

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