mercoledì 15 ottobre 2014

Il bandolo della matassa

Il bandolo della matassa è proprio qui e adesso. Noi lo cerchiamo esternamente, mentre è “dentro” di noi. È come cercare gli occhiali mentre li abbiamo sul naso.
Noi siamo sempre il sé, anche se non ce ne rendiamo conto. Quando ci domandiamo: “Chi sono io?”, ci diamo mille risposte, ma mai quella essenziale, quella che sta al fondo di tutte le nostre identità. E così identifichiamo solo varie maschere. Dovremmo chiederci: “Che cos’è questa coscienza attraverso cui sto cercando?”
Da dove viene la domanda?
Il problema è che la nostra coscienza è continuamente impegnata negli eventi esterni e si è dimenticata della sua sorgente.
Dobbiamo dunque imparare a vedere tutti gli eventi come proiezioni della nostra stessa mente e lasciarli apparire e scomparire, senza attaccarcisi, senza considerarli realtà concrete, solide. Si tratta di “realtà” non molto diverse da quelle di un sogno o di un film.
Ma non per questo dobbiamo consegnarci all’immobilismo, all’apatia o all’inattività. Dobbiamo fare le cose che siamo chiamati a fare senza permettere loro che lascino troppe tracce nel nostro animo.

Perché sono loro – le tracce - che determineranno il nostro destino futuro.

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