domenica 12 ottobre 2014

Ritornare alla sorgente

Il riconoscimento del sé non è facile. Pensate che situazione paradossale. Il sé siamo noi, il sé è con noi sempre, il sé è il testimone di ogni nostra azione, Il sé è la nostra essenza, ma non possiamo vederlo e neppure conoscerlo. Appena cerchiamo di coglierlo, si sposta; siamo un po’ come il cane che cerchi di afferrarsi la coda.
La situazione non è nuova. Lo stesso succede con l’inconscio – che è sempre con noi, che determina i nostri comportamenti, ma è invisibile. Molti non sanno neppure di averlo: credono di essere perfettamente coscienti e padroni di se stessi.
Dobbiamo allora lavorare d’astuzia. Esistono in realtà situazioni in cui il sé si palesa, pur secondo le sue peculiari modalità. Esistono porte o fessure attraverso cui si possono avere brevi visioni.
Una l’ho già detta: è il sonno profondo, in cui scompare l’ego. Che cosa succede? Non possiamo dirlo, perché il sé è come un buco nero che trattiene ogni luce e anche ogni informazione. Sappiamo però che c’è, proprio perché non ne ricordiamo nulla; è una specie di vuoto, di amnesia. Non ne ricordiamo nulla, ma ne emergiamo pieni di forza.
IL fatto è che nel sonno senza sogni la mente cessa di lavorare; è per questo che ne deriva una sensazione di energia, di vuoto positivo e di chiarezza. Si resetta la mente con tutti i suoi problemi e le sue limitazioni. La mancanza del lavorio mentale con le sue categorie e il suo dualismo, con le sue contraddizioni, con la sua tensione, si traduce in un bagno rigeneratore, in un vero e proprio riposo, in una liberazione. Si ritorna alla sorgente.
Non c’è bisogno di una particolare tecnica. Si provi semmai a schiacciare brevi pisolini durante il giorno. Quando ci si sveglia, ci si sente rinfrancati e per un po’ si guarda il mondo con chiarezza. Ma poi la mente riprende a lavorare. E la pace finisce.


In meditazione cerchiamo di riprodurre la dinamica del sonno profondo senza sogni. Cerchiamo di ridurre e di arrestare l’attività mentale, in modo da uscire dall’ego e da recuperare l’identificazione con il sé originario.

Alcune caratteristiche del sé sono: la mancanza del dualismo mentale, che porta a vedere tutto come un’unità organica. Il distacco, l’equanimità, che porta a guardare tutto con chiarezza e spaziosità. La sensazione di beatitudine (ananda).

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