Il nostro cervello non fa che processare segnali che vengono dall'esterno e dall'interno del corpo. Questa operazione di processamento ci dice chiaramente che noi non ci limitiamo a rispecchiare qualcosa di esterno, ma lo elaboriamo, lo interpretiamo, gli diamo un significato che non ha e lo costruiamo in un certo modo. Anche se i segnali arrivano ai sensi e al cervello in un certo modo, sotto forma di segnali elettrochimici, ciò che ci risulta sono percezioni, pensieri, sentimenti, sensazioni ed emozioni, molto individuali. Per esempio, i colori che io vedo sono diversi da quelli che vede un cane o un gatto. E lo stesso per i suoni e le altre percezioni. Se cambio soggetto, cambia la percezione della realtà.
Questa percezione o elaborazione della realtà è molto personale e poco trasmissibile. Io posso dirti che amo. odio, ho caldo, sono teso, ecc., ma tu non puoi sapere com'è veramente la mia esperienza, se non per analogia molto vaga. Ma quello che ho dentro tu non lo sai veramente. Se sono malato, tu non sai come mi sento.
In realtà, tu non conosci niente delle mie sensazioni, dei miei sentimenti, delle mie emozioni, ecc.
E' chiaro che tu non hai accesso alla mia esperienza interiore, che rimane inesprimibile, incomunicabile. Siamo tutti scatole chiuse, gli uni agli altri.
I poeti, i musicisti, gli artisti, ecc. sono apprezzati perché riescono a darci alcune sensazioni, ma poi le sensazioni sono individuali. Anche gli psicologi tentano di avvicinarci ai nostri stati d'animo, ma non possono veramente provarli. Se sono innamorato di te, posso inviarti poesie, parole, fiori, posso descriverti il mio amore. Ma la mia vera esperienza sarà incomunicabile. Anche se ci uniamo sessualmente, ognuno prova per sè le sensazioni, ma non può provare quelle dell'altro.
Insomma l'esperienza interiore non è comunicabile né quantificabile. Se dico "amo" o "odio", chi lo sa quali sensazioni provo?
L'unica cosa certa è che in origine ci sono certi segnali elettrochimici, che a un certo punto si trasformano in esperienze (odori, sapori, pensieri, sensazioni... del tutto ineffabili. Non potrò mai spiegarti qual è il profumo di questa rosa. Al massimo ti potrò far annusare la rosa, ma le nostre due esperienze resteranno distinte, inesprimibili e incomunicabili. Magari a te il profumo sembrerà una puzza.
E' per questo che la scienza non può misurare queste esperienze. E misura solo ciò che è esterno, comune, uguale per tutti ed espresso in quantità
Ma le qualità, che poi sono la nostra vita, non può misurarle.
Però, i due stati (lo stato esterno misurabile e lo stato interno non misurabile) sono l'uno dipendente dall'altro. Un collegamento c'è. Perché "la fuori" c'è sempre qualcosa - che viene tradotto e interpretato.
L'esperienza interiore è comunque una traduzione di quella esterna. Il collegamento c'è.
Si forma una diade fra l'esterno e l'interno, e l'uno presuppone l'altro. L'interno non ci sarebbe se non ci fosse qualcosa di esterno. Ma anche l'esterno, se non ci fosse l'interno, come potrebbe trasmettere segnali o informazioni? A chi li trasmetterebbe?
Questo ci dà lo spessore della realtà, che gioca sempre su due fronti, che ha bisogno di due fronti - l'uno esterno e l'altro interno.
Ma questo vuol dire che la connessione tra segnali esterni e rielaborazioni interne c'è da sempre. Fin dalle prime particelle, atomi o molecole.
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