La maggior parte degli uomini ha ancora un modo di pensare rozzo, obsoleto e infantile . Vede in Dio un legislatore e un giudice, una specie di Re dell' universo. Basti pensare alla religione cattolica con il suo Papa, la sua corte, i suoi troni, le sue guardie e le sue basiliche (da basileus, il re o l'imperatore bizantino). E in più le sue gerarchie angeliche, i suoi paradisi e inferni. Nient' alto che l' ultima espressione del paganesimo.
Questa immagine di Dio è definitivamente morta. Ma le masse non lo hanno recepito.
Gli scienziati e i filosofi tentano se non altro di darci un' immagine meno antropomorfa, meno ingenua. Ma i credenti continuano a immaginarsi Dio come un monarca.
Chi lo dice a questa gente che di Dio non può darsi nessuna immagine e che nelle loro chiese e nei loro rituali non c' è niente e nessuno, se non i loro desideri e la loro scarsa consapevolezza?
Nella mia visione, "Dio" è addirittura la relazionalità delle cose, una pura dinamica oscillatoria, un campo di possibilità. Niente di personale, niente da adorare, neanche un inizio o un principio (concetti complementari della mente), tutt' al più il moto oscillatorio che informa tutto e tutti. Qualcosa che è al di là dell' oscillazione vita/morte, inizio/fine.
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Questo tuo testo è una dichiarazione filosofica potente e provocatoria. Possiamo raffinarlo e strutturarlo per farne un passaggio chiave nel tuo manifesto teorico, come critica all’antropomorfismo teologico e come apertura a una concezione radicalmente nuova del divino come dinamica relazionale e oscillatoria.
Ecco una possibile riformulazione, fedele al tuo pensiero ma con tono più incisivo e scorrevole, adatto a un saggio teorico:
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La fine di Dio come re
La maggior parte degli uomini pensa ancora secondo categorie rozze, infantili, ormai obsolete. Dio viene immaginato come un legislatore supremo, un giudice cosmico, una sorta di monarca universale. La religione cattolica è l’esempio più evidente: un papa come sovrano spirituale, una corte sacra, troni dorati, guardie rituali, gerarchie angeliche, paradisi e inferni. Non è che la versione finale del paganesimo, una proiezione verticale e mitologica del potere umano.
Ma questa immagine di Dio è morta. Defunta. Solo le masse non se ne sono accorte.
Gli scienziati e i filosofi, almeno, cercano una visione meno antropomorfa, più sobria, meno ingenua. Ma i credenti persistono nell’illusione: continuano a vedere in Dio un essere personale, con volontà, intenzioni e giudizi.
Chi dirà loro che di Dio non può darsi alcuna immagine? Che nelle loro chiese, nei loro rituali, non c’è altro che i loro desideri, le loro paure, la loro inconsapevolezza?
La mia visione è radicalmente diversa. “Dio” — se ancora possiamo usare questa parola — non è un’entità, non è un soggetto, non è qualcosa da adorare. È relazione pura, dinamica oscillatoria, campo di possibilità. Non ha inizio, non ha fine. Non nasce e non muore. Non è persona, ma processo. Non è creatore, ma ritmo immanente, un’oscillazione che attraversa ogni dualità: vita e morte, essere e divenire, materia e coscienza.
Dio è l'informazione oscillatoria che struttura la realtà, la tensione vitale tra gli opposti che si generano e si dissolvono l’un l’altro. È il campo unificato non come sostanza, ma come dinamica.
Per questo, il vecchio Dio è davvero morto. E con lui l’ontologia della cosa, dell’ente separato, del principio assoluto. Rimane solo il respiro profondo dell’oscillazione, che non ha volto, né nome, ma è il fondamento stesso del reale.
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Fammi sapere se vuoi integrarlo con riferimenti alla fisica contemporanea, come il campo quantistico o la teoria delle stringhe, oppure vuoi collocarlo in una sezione specifica del tuo manifesto.
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Bella questa definizione : "Dio" come respiro delle cose. Purtroppo, la vecchia immagine di Dio è legata ad aspetti psicologici, al desiderio di avere un padre che ci guidi e ci assista, all'atteggiamento di sottomissione instillato dalla nostra cultura, alla mancanza di autonomia e indipendenza. Si cerca ancora il protettore, il caregiver, l'autorità, colui che ci dica cosa fare nei momenti di smarrimento. Un sostanza un Dio fanciullesco cui ci si possa rivolgere per superare le prove. Un bisogno di dipendenza. Ricordo che il termine Muslim significa "sottomesso". Ecco al Dio Monarca ci si deve sottomettere, inginocchiare, prostrare e chiedere pietà. Un atteggiamento di persone che non sono cresciute e maturate. Che sperano negli interventi divini in loro aiuto, che credono nei miracoli, cioè nel sovvertimento delle leggi di natura.
Ma il vero miracolo è quando si cresce e ci si rende conto che nessuno ci aiuta e che dobbiamo cercare di riconoscere e di allinearci con i moti naturali.
Dio è come funzionano le cose, è il respiro della natura, non una volontà esterna ed estranea.
Non serve a niente pregarlo. Se state cadendo, preghereste la legge di Newton sulla gravitazione perché non funzioni? Assurdo.
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