“Tutto è in
fiamme…” dice il Buddha in un suo celebre discorso, riferendosi al problema
della sofferenza, alimentata dai sensi e dai pensieri che ardono. Ma oggi che
il mondo è veramente in fiamme per il surriscaldamento terrestre dobbiamo dire
che esiste anche una sofferenza causata dalla natura. Oggi è il caldo, domani è
il freddo… ce n’è per tutti e in tutte le stagioni. Dobbiamo aggiungere che
anche nei periodi intermedi accettabili, c’è sempre qualcosa che manca,
qualcosa di insoddisfacente, qualcosa per soffrire.
Ora il mondo è sempre
così e, se ci fosse un Creatore, la responsabilità sarebbe sua, non nostra. Noi
poi ci aggiungiamo del nostro e facciamo di tutto per aggravare la situazione.
Alla malvagità o indifferenza della natura, ci aggiungiamo le infinite
sofferenze create dagli scontri fra uomini, dalle disparità sociali e dai
tormenti sensuali e mentali.
In realtà non
stiamo mai bene, da buoni prodotti di un universo che è nato dalla violenza e
prosegue nella violenza.
Il prodotto di
un disegno divino? Non pare proprio, semmai il prodotto di un’auto-creazione
agitata.
Tranne certi
periodi della giovinezza, dove forse siamo non soddisfatti ma tutti presi dai
nostri desideri, il resto dell’esistenza si avvia verso l’invecchiamento, le
malattie e la fine. Non un situazione allegra. Per chi nasce non ci sono rosee
prospettive, ma per bene che vada una vita fatta di istinti e ripetizioni.
Dunque, per chi
rifletta, c’è sempre un confronto con l’insoddisfazione.
Un antico
proverbio dice che chi si accontenta gode. Ma molto poco. E guai a riflettere,
ad aspirare a qualcosa di più. Allora ci si scontra con i limiti della
situazione.
La maggior
parte degli individui si accontenta di quel poco, non domandandosi nulla o
affidandosi a fedi precostituite che sembrano dare un senso (aprendo però altri
interrogativi). Ma chi vuol uscire dai cicli,
dalle ripetizioni e dai luoghi comuni si trova di fronte ad un problema
mentale.
Non tutto ciò
che appare è reale, molto spesso si ha a che
fare con semplici concetti e l’apparenza inganna. Il fatto è che bisogna
condurre un’indagine interiore, perché la mente è capace di influenzare i
nostri giudizi. Quel colore che vediamo è reale o un prodotto della mente? E il
fatto di essere insoddisfatti, angosciati o ansiosi è un fatto personale o un
fatto oggettivo?
Dobbiamo
condurre un’attenta indagine interiore, separando i fatti dalle opinioni e
tenendo presente che la mente è capace di influenzare la realtà.
È per questo
che una tale indagine non è solo conoscitiva, ma ha anche lo scopo di
acquietarci. Forse non saremo in grado di identificare tutti gli eventi mentali,
ma con un’adeguata presenza mentale, non giudicante, arriveremo a guardare il
mondo che brucia con un certo distacco.
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