lunedì 24 maggio 2021

La paura della morte

 

Tutti sanno di dover morire e ne sono terrorizzati. Si può dire che il fantasma della morte aleggi di continuo nelle nostre esistenze, tanto da amareggiare i momenti più belli e creare uno spauracchio che è al fondo di tutte le nostre paure.

Per combattere questa paura, molti credono o sperano in qualche Dio e in qualche paradiso ultraterreno. Gira e rigira, questo promettono le religioni.

Ma perché questo strano meccanismo divino? Perché dover morire, dover essere giudicati e infine resuscitare? Si tratta di un modello scolastico – il modello dell’esame, della vita come esame. Però il conto non torna per quelli che muoiono prima, per esempio per i bambini. E allora ecco entrare in campo teorie come la reincarnazione, sempre più complicate e macchinose.

Il fatto è che tutto ciò che nasce, tutto ciò che ha vita, deve morire. E quindi non ha senso parlare di una “vita” nell’aldilà. Se fosse una vita, anche lì ci sarebbe la morte.

Dunque o ci liberiamo dell’intero ciclo vita-morte, o non usciremo mai, qui o altrove.

La vita non è un dono di qualche Dio, ma una specie di errore cosmico che ci tocca riparare, facendolo svanire in quella Origine da cui è malauguratamente saltato fuori. Come si fa?

Riflettendo su quel che ho appena detto. Dobbiamo rivedere il modello di sviluppo e i giudizi di valore. Una nuova rivoluzione copernicana.

La morte può essere un momento di beata liberazione per chi è saggio, non di terrore.

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