venerdì 21 maggio 2021

La benedetta denatalità

 

La denatalità sarebbe un’ottima cosa, perché è la risposta dei popoli più maturi alle ineliminabili sofferenze umane. Si  è capito, cioè, che vivere significa star male e che non è il caso di aumentare la popolazione mondiale, già troppo numerosa. Ma, apprendendo i dati sulla denatalità italiana, tutte le autorità italiane hanno protestato e hanno invocato politiche per favorire nuove nascite, come se non ci fossero già troppi disoccupati e giovani senza futuro. Questa è la prova che le nostre autorità politiche e religiose (perfino il Papa si è unito al coro)) non sono che individui mediocri; non hanno una visione del futuro della Terra e soprattutto non hanno una visione universale. Ragionano per compartimenti stagni, pensando solo ai propri interessi di bottega e di consenso politico-religioso. Ma non sono capaci di ragionare in termini obiettivi, nell’interesse dell’umanità.

La soluzione alla denatalità sarebbe accettare e riconoscere i tanti emigranti che già abbiamo nel paese, e non invitare gli italiani a fare più figli. Ma quasi tutti hanno una visione miope, nazionalistica ed egoistica, e trattano gli immigrati come cani.

Se già vivere con i mezzi è una pena, vivere senza mezzi è una sofferenza cui condanniamo altri individui. Ma, per capire queste cose, ci vorrebbero sensibilità, cultura e una consapevolezza che ancora non esiste.

Siamo ancora alla cultura del "crescete e moltiplicatevi". Ma lo direste a un cancro?

Fare sempre meno figli è il manifesto del futuro, sia per trattare meglio quelli che abbiamo, sia per far rientrare a poco a poco l’umanità da quella Origine da cui proveniamo e da cui malauguratamente siamo usciti per dar vita a un mondo inconsistente e doloroso.

Questo universo nato da un’esplosione catastrofica non è la nostra patria.

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