venerdì 16 dicembre 2016

L'albero della vita

Diventando sempre più consapevoli, aprendo la mente, per prima cosa si vede l’unità di tutte le cose. Nessuna è autonoma o indipendente: ognuna dipende dalle altre.
Prendiamo un tavolo. Il tavolo non esiterebbe senza l’albero. Ma l’albero non esisterebbe senza il sole, la pioggia e la terra. A loro volta, il sole, la pioggia e la terra non esisterebbero senza questo pianeta, e questo pianeta non esisterebbe senza il sistema solare, e il sistema solare non esisterebbe senza la galassia in cui ci troviamo, e la galassia non esisterebbe senza le altre galassie e senza l’intero universo. Dunque in questo tavolo è presente l’intero universo.
Il ragionamento può essere ripetuto per ogni cosa e per ciascuno di noi.
Ecco ciò che si chiama interdipendenza. Ogni ente è connesso agli altri e tutti insieme formano un’unica unità. La realtà, l’universo è un flusso unitario.
La conseguenza è che io dipendo da tutto, come ognuno di noi. Ma anche il tutto dipende da questo ente infinitesimale che sono io.
Un tempo si parlava di albero genealogico, perché s’immaginava che ogni persona fosse un ramo di un unico albero, il cui tronco era il capostipite della famiglia. In realtà, però, anche il capostipite aveva un suo albero – e dunque alla fine l’albero dell’umanità era unico.
Nell’antichità si paragonava il cosmo proprio ad un albero con le sue varie fronde: l’albero della Vita, l’axis mundi.
Tutte immagini per indicare l’unità del tutto.
In questo albero unico, i rami e le fronde emergono dall’interno, per gemmazione, e restano comunque collegate al tutto. Se ogni tanto qualche ramo si stacca e muore, l’albero resta vivo. Ciò che muore è una sua piccola parte che faceva parte dell’albero.

Finché noi ci identifichiamo con quel rametto, possiamo morire. Ma se ci identifichiamo con l’albero, ossia con la forza universale da cui è scaturito il rametto, non moriremo mai. Sta a noi capire e identificarci con la parte giusta.

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