lunedì 18 luglio 2016

Mente zen

Già nelle Upanishad si invitava ad andare al di là delle nostre distinzioni tra bene e male.
Nello stesso senso, il maestro chan Seng-tsan diceva: “Liberatevi della mente che pensa: questo è bene, questo è male”.
Anche un altro maestro chan, Yun-men (Ummon), ripeteva: “Ogni giorno è un buon giorno”.
E Kipling, in una sua famosa poesia, parlando del successo e dell’insuccesso, scriveva: “Tratta questi due impostori nello stesso modo”.
Qualunque cosa succeda, comunque vada, che si vinca o si perda, che ci capiti del “bene” o del “male”, èla nostra mente che alla fine emette i giudizi – e non può che emetterli nella sua maniera dualista. Ma gli eventi in sé, diciamo “agli occhi dell’universo”, non sono né buoni né cattivi.
Il fatto che una gazzella venga divorata da un leone, è un male per la gazzella, ma un bene per il leone. E, agli occhi dell’universo, è certamente ciò che si richiedeva, al di là delle categorie di bene e di male.

Certo, per noi è impossibile avere una tale visione distaccata e imparziale. Ma non è impossibile capirla.

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