domenica 3 luglio 2016

Esercizi non spirituali

Non appena ci si trova di fronte alla realtà dei preti pedofili, ci si accorge subito che la Chiesa continua a fare ostruzionismo e che, nonostante tutti i suoi nobili discorsi, non s’interessa minimamente alle piccole vittime. Per esempio, in questi giorni, un importante esponente di Comunione e Liberazione, nonché fondatore del Banco alimentare, rettore del Liceo linguistico di Cremona e parroco della Chiesa della Santissima Trinità, Mauro Inzoli, è stato condannato a quattro anni e nove mesi per abusi su cinque minori (dai 12 ai 16 anni). Dovrà inoltre risarcire le vittime con 25.000 euro ciascuna. Esistono però altre quindici vittime, per i quali gli stessi reati sono caduti (assurdamente, per la legge italiana) in prescrizione.
Ora, sia Ratzinger sia Bergoglio avevano dichiarato tolleranza zero di fronte a questo tipo di reato dei sacerdoti, tanto che, dal 2004 al 2013, ben 884 preti erano stati sospesi a divinis. Ma questa volta no: benché Ratzinger avesse deciso di ridurre allo stato laicale don Mauro Inzoli, ribattezzato “don Mercedes” per la sua passione per le auto di lusso, Bergoglio ha cambiato idea: il reo dovrà limitarsi ad una “vita di  preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza.” Insomma, aria fritta.

Come mai tanta mitezza? Forse non bastavano diciannove vittime? O forse la potenza e la ricchezza di Comunione e Liberazione hanno toccato il papa argentino?

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