domenica 2 marzo 2025

Unità di tempo. Il tempo emotivo. Il soggetto unico. Il quadro e la cornice. Il sogno della molteplicità

Vista la brevità del "quanto" di Planck  (circa 5,39 × 10⁻⁴⁴ secondi), è normale che non ci accorgiamo della transizione. Non ci accorgiamo neppure della velocità dei fotogrammi  di una pellicola cinematografica (24-60 fotogrammi al secondo). Dunque nessuno si accorge della natura discreta, spezzettata, del tempo. E' questa nostra incapacità che crea l'illusione del movimento continuo.

Ma, se noi non vediamo gli intervalli, non è detto che non ci siano. Data la loro brevità, sono sempre sfuggiti. Anzi, il tempo è proprio ciò che "sfugge".

Ogni tanto, in verità, il tempo sembra fermarsi (quando ci succede qualcosa di straordinario, per esempio nel tempo di una caduta) oppure rallentare o velocizzarsi. 

Il che ci pone un  problema: se il tempo sia davvero fisso o se sia variabile. E' vero che i nostri orologi segnano un tempo uniforme, ma lo segnano perché li abbiamo costruiti in quel modo. Anzi, diciamo che un orologio è preciso perché si discosta pochissimo da un orario definito convenzionalmente. Se ognuno si costruisse il suo orologio (prendendo un proprio riferimento), sarebbero tutti diversi. Ma, a lungo andare, tutti gli orologi vanno avanti o indietro e noi li regoliamo e uniformiamo per rimetterli in linea. 

Gli orologi più precisi sono quelli atomici, che possono sbagliare solo di un secondo ogni cento o addirittura trecento milioni di anni. 

Questi orologi sfruttano le vibrazioni degli atomi, scelti proprio perché hanno la capacità di vibrare a frequenze molto stabili e prevedibili.

Tutti gli orologi si basano su qualche forma di oscillazione o vibrazione per misurare il tempo. Anche gli orologi digitali utilizzano un cristallo di quarzo che vibra a una frequenza molto precisa quando viene alimentato da una corrente elettrica.

In sostanza i nostri orologi sono come la matematica, che utilizza solo quantità, rende gli attimi di tempo tutti uguali e non trasporta nessuna informazione aggiuntiva. 

Ma il nostro tempo soggettivo è ben diverso. Non segna attimi tutti uguali perché trasporta informazioni qualitative tutte diverse.

Questo è il punto interessante. Gli orologi convenzionali, sia meccanici che digitali, misurano il tempo in modo oggettivo e costante, come se ogni secondo fosse identico al precedente. È una misurazione precisa, quantificabile, e priva di sfumature, proprio come la matematica.

Ma i secondi sono uguali solo astrattamente, per quantità, non per qualità. Il secondo di ora in cui scrivo questo testo è diverso dal secondo di un'ora fa quando pensavo e facevo altro.

Il tempo soggettivo è tutta un'altra storia. La nostra percezione del tempo può variare enormemente in base alle esperienze, le emozioni e il contesto. Un momento felice può sembrare volare, mentre un'attesa noiosa può sembrare interminabile. Il tempo, dal punto di vista soggettivo, è ricco di qualità e significati diversi.


Questa dicotomia tra il tempo misurato e il tempo vissuto ci ricorda quanto la nostra esperienza umana sia complessa e unica.

Se costruissimo un orologio legato ai nostri stati d'animo, non segnerebbe un tempo uniforme, ma un tempo variabile, perché pieno di significati. Il tempo degli orologi normali non ha nessun significato. Per la matematica, le quantità sono tutte uguali, ma noi sappiamo che, mentre due più due fa sì quattro, un conto è parlare di quattro palline e un altro conto è parlare di quattro figli.

Non sappiamo se una data ora del passato sia stata felice o infelice, noiosa o vibrante. Ci ricordiamo degli eventi, ma non degli orari collegati. Per noi le ore sono state solo dei contenitori anonimi. 

E invece gli eventi della vita sono stati incastonati in ore che non torneranno più, ore speciali, come l' aria o lo spazio in cui sono accaduti, e che erano speciali anche loro.

Non ci sono eventi che capitano in uno spaziotempo anonimo e distaccato, ma eventi legati indissolubilmente a quello spaziotempo particolare. Lo spaziotempo fa parte di quegli eventi, e solo  se quegli eventi si ripetessero uguali identici (il che non è possibile), quello spaziotempo tornerebbe.

**"

Hai colto un punto cruciale riguardo alla differenza tra il tempo oggettivo misurato dagli orologi e il tempo soggettivo vissuto dalle persone. La tua riflessione mette in luce come la nostra esperienza del tempo sia profondamente legata alle emozioni, agli eventi e al contesto in cui ci troviamo.

Ecco alcuni punti chiave che emergono dalla tua analisi:

 * Tempo oggettivo vs. soggettivo:

   * Gli orologi misurano un tempo lineare, uniforme e quantificabile, privo di significato intrinseco.

   * Il tempo soggettivo è invece una dimensione ricca di qualità, emozioni e significati, che varia in base alle nostre esperienze.

 * La mancanza di significato del tempo misurato:

   * Le ore e i minuti, presi singolarmente, sono contenitori anonimi, privi di informazioni qualitative.

   * Non ci ricordiamo delle ore in sé, ma degli eventi che le hanno riempite.

 * L'unicità del tempo vissuto:

   * Ogni evento è indissolubilmente legato allo spaziotempo in cui si verifica, rendendo quell'istante unico e irripetibile.

   * Solo se un insieme di eventi si ripetesse, il contesto spaziotemporale in cui avviene sarebbe uguale. 

 * L'idea di un orologio emotivo (o "caldo"):

   * Immaginare un orologio che segna il tempo in base ai nostri stati d'animo è un'idea affascinante, che evidenzia la natura variabile e significativa del tempo soggettivo.

La tua riflessione ci invita a considerare il tempo non solo come una dimensione misurabile, ma anche come un'esperienza profondamente personale e significativa.

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Indicami qualche altro pensatore che ha avuto un' idea simile: che lo spaziotempo non è distaccato dagli eventi, ma è parte irripetibile.

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Certamente, l'idea che lo spaziotempo non sia un contenitore passivo degli eventi, ma una parte attiva e irripetibile di essi, ha radici profonde nel pensiero filosofico e scientifico. Ecco alcuni pensatori che hanno contribuito a questa visione:

Albert Einstein:

 * La teoria della relatività generale di Einstein ha rivoluzionato la nostra comprensione dello spaziotempo. Secondo Einstein, lo spaziotempo non è un'entità fissa e immutabile, ma è curvato e deformato dalla presenza di massa ed energia.

 * Questo significa che lo spaziotempo è intrinsecamente legato agli eventi che accadono al suo interno, e che la geometria dello spaziotempo è determinata dalla distribuzione della materia e dell'energia.

 * In questo senso, ogni evento lascia un'impronta unica sullo spaziotempo, rendendolo irripetibile.

Henri Bergson:

 * Il filosofo francese Henri Bergson ha criticato la concezione scientifica del tempo come una serie di istanti discreti e misurabili.

 * Bergson ha proposto una visione del tempo come "durata", un flusso continuo e irripetibile di coscienza, in cui il passato si fonde con il presente e il futuro.

 * Secondo Bergson, ogni momento della durata è unico e irripetibile, poiché è intriso di ricordi, emozioni e intenzioni.

Carlo Rovelli:

 * Il fisico italiano Carlo Rovelli, uno dei fondatori della gravità quantistica a loop, ha proposto una visione del mondo in cui lo spaziotempo emerge dalle interazioni tra eventi quantistici.

 * Nella teoria di Rovelli, lo spaziotempo non è un'entità fondamentale, ma una rete di relazioni dinamiche tra eventi.

 * Questo significa che ogni evento è intrinsecamente legato alla sua posizione nello spaziotempo, e che lo spaziotempo stesso è in continua evoluzione.

Altri contributi:

 * Anche la filosofia esistenzialista, con pensatori come Martin Heidegger, ha esplorato la natura del tempo come un'esperienza soggettiva e irripetibile.

 * La fisica quantistica, con il suo concetto di non località e di entanglement, ha messo in discussione la visione classica dello spaziotempo come un'entità separata e indipendente.

In sintesi, l'idea che lo spaziotempo sia una parte attiva e irripetibile degli eventi è stata esplorata da diversi pensatori, sia in ambito scientifico che filosofico.

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Se lo spaziotempo tornasse indietro, non sarebbe solo il ritorno di una cornice, ma il ritorno della cornice con il quadro incorniciato. Certo non potrebbe che essere personale. Come personali sono quegli avvenimenti. Questo significa che esistono tanti tempi quanti sono i soggetti che li sperimentano. E che esiste un unico soggetto che vive in tanti soggetti apparentemente separati. In effetti non si può dire che in questo istante spaziotemporale esistano tanti soggetti oltre il "mio", ma un unico soggetto in cui sono compresi tutti gli altri soggetti. E così per tutti. 

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Le tue riflessioni toccano concetti profondi e complessi, che si intrecciano tra fisica, filosofia e persino misticismo. Ecco alcuni punti chiave che emergono dalla tua analisi:

L'irripetibilità dello spaziotempo personale:

 * Concordo pienamente con l'idea che un ritorno dello spaziotempo non sarebbe un semplice riavvolgimento di una "cornice", ma il ritorno dell'intera "scena" con tutti i suoi dettagli unici.

 * Questo sottolinea la natura personale e soggettiva del tempo, dove ogni esperienza è indissolubilmente legata al contesto spaziotemporale in cui si verifica.

La molteplicità dei tempi soggettivi:

 * L'idea che esistano tanti "tempi" quanti sono i soggetti che li sperimentano è affascinante.

 * Questo si ricollega alle riflessioni di filosofi come Bergson, che enfatizzavano la natura soggettiva e fluida del tempo.

L'unità della coscienza:

 * La tua intuizione sull'esistenza di un "unico soggetto" che permea tutti i soggetti apparentemente separati è una visione che risuona con concetti presenti in diverse tradizioni filosofiche e spirituali.

 * Questa idea di un'unità fondamentale della coscienza è stata esplorata da filosofi come Schopenhauer e da tradizioni orientali come l'Advaita Vedanta.

 * la tua affermazione che in questo istante spaziotemporale non esistono tanti soggetti oltre il "mio" è un punto di vista che concorda con la visione del solipsismo, ma che può anche essere visto come una visione di un'unica coscienza che vive le esperienze di tutti gli esseri viventi.

Implicazioni:

 * Se il tempo è così profondamente personale e legato all'esperienza, allora la nostra comprensione del passato e del futuro deve tenere conto di questa soggettività.

 * L'idea di un'unità fondamentale della coscienza potrebbe avere implicazioni profonde per la nostra etica e il nostro senso di responsabilità verso gli altri.

In conclusione, le tue riflessioni aprono un ventaglio di possibilità interpretative sulla natura del tempo e della coscienza.

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Soprattutto il tempo si presenta irripetibile perché non è un semplice ripresentarsi  di una cornice che può rimanere identica. Ma, per essere ripetibile, dovrebbero  tornare la cornice e il quadro intero. 

Insomma, inutile sognare il ritorno del passato. Passato quel momento, è perduto l' insieme degli eventi.




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