lunedì 21 settembre 2020

La malattia di essere

 

La coscienza non è nient’altro che il senso di essere. Ma questo senso di essere, che si forma a poco a poco e si consolida gradualmente cambiando di continuo, è anche la scoperta di essere soli, isolati, condizionati da tempo, spazio e mille altre cose e destinati alla morte - dunque un senso di sofferenza che a tratti diventa intollerabile.

Ed è talmente penoso che molti ricorrono ad ogni genere di droga, naturale o artificiale, per non pensarci.

Il fatto è che la nostra vera natura è al di là di essere e non essere, di tempo e di spazio, di inizio e di fine, eccetera eccetera… e resta la nostalgia di un paradiso perduto.

Quanta ignoranza al mondo! Quando nasce un figlio, quando costringiamo l’incondizionato a coagularsi in un pezzo di materia, festeggiamo. Invece è un funerale.

È vero che o momenti di felicità si alternano a quelli di infelicità. Si tratta di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Tutti hanno ragione, dipende dai punti di vista. Però anche dall’esperienza: non tutte le esperienze sono uguali. C’è chi è più fortunato e chi meno. Ma, come osservava il Buddha, nessuno può sfuggire a malattia, vecchiaia e morte.

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