lunedì 17 luglio 2017

Legami e attaccamenti

Anche se non è possibile eliminare del tutto la sofferenza, esiste un segreto per ridurla al minimo: diminuire gli attaccamenti, ossia le cose, le persone, le idee e le ambizioni cui siamo più legati.
Ridurre gli attaccamenti è la via della liberazione. Se diminuiscono gli attaccamenti, diminuiscono certamente i motivi di sofferenza.
La gente soffre perché è troppo attaccata ed ha troppi attaccamenti. Ridurre gli attaccamenti significa ridurre i lacci che ci imprigionano. Gli attaccamenti infatti sono come catene che ci limitano i movimenti fino al punto di imprigionarci in uno spazio molto stretto. Più ne abbiamo, più lo spazio si restringe. Sappiamo tutti che, se vogliamo saltare in alto, ci dobbiamo liberare di tutti i pesi. E, di più pesi ci liberiamo, più potremo saltare in alto.
L’ultimo degli attaccamenti è quello all’io, ciò che ci fa dire: questo sono “io”, questo è “mio”. Dobbiamo costruirci una “filosofia” che ci ricorda da vicino quella dello stoicismo. Dobbiamo continuamente tener presente che il nostro soggiorno è breve e che le cose saranno “nostre” per poco.
Le cose sono nostre solo per poco tempo; e le persone non sono mai state nostre.
Alla fine ciò che è “nostro” non sarà più nostro. Perderemo tutto, anche noi stessi. Dunque, è meglio prendere subito le distanze da tante cose inutili. Se non vorremo liberarci dalle cose, le cose ci verranno comunque strappate.
In effetti, quando sappiamo che ci rimane poco tempo da vivere (e a tutti rimane poco tempo da vivere), decidiamo a chi lasciare le cose che ci sembrano più preziose.
Dopo la nostra morte, le cose cui eravamo più attaccati andranno ad altri, che magari le disprezzeranno. Se io possiedo una casa, questa casa andrà agli eredi, che forse la venderanno, perché a loro non piace. Questa consapevolezza non ci deve abbandonare mai.

Niente è veramente nostro. Anche il corpo, anche la vita, sono in prestito. E dovranno essere prima o poi lasciati. Lasciare, almeno a livello psicologico, è la via della liberazione. Non si tratta di abbandonare tutto, così come facevano i santi di una volta. Ma di aver sempre presente che, se qualcosa ci sopravvivrà, non saranno né le proprietà né i legami affettivi, ma ciò che avremo saputo conoscere e apprendere in questa vita. 

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