domenica 16 luglio 2017

Dalla contemplazione del respiro

Lo yoga è una pratica antichissima che ritroviamo in tutte le religioni orientali. Il Buddha, per esempio, prende dallo yoga la tecnica del pranayama. Osservando e controllando il respiro, possiamo intervenire sull’intero organismo psicofisico.
Si è sempre saputo, infatti, che il respiro influisce sia sullo stato corporeo sia sullo stato mentale. Se respiro con calma, anche la mia mente sarà calma. E, se la mia mente è calma, sono già nella migliore posizione per meditare.
Nell’Anapanasati, il Buddha consiglia di osservare il ritmo del respiro, se è corto o lungo, se è contratto o disteso, ecc., e di renderlo sempre più calmo e sottile. Quando calmiamo, allunghiamo e rilassiamo il respiro, operiamo in modo analogo sullo stato mentale. Vedremo cioè che la mente si calma e che i suoi pensieri diminuiscono.
Diminuendo i pensieri inutili, arriviamo ad uno stato di consapevolezza che potremmo definire “meditativo”. Siamo quindi in grado di renderci conto di alcune verità.
La prima è che tutto diviene incessantemente ed è impermanente. In altri termini, non possiamo vivere a lungo in uno stato di contentezza. È chiaro che saremo insoddisfatti e infelici, se non sempre, almeno molto spesso. Non possiamo sfuggire a questa legge dell’alternanza.
Ovviamente, noi cercheremo di prolungare gli stati piacevoli e di evitare quelli spiacevoli, ma alla fine saremo investiti inevitabilmente anche da questi ultimi, se non altro perché tutti invecchiamo e tutti perdiamo continuamente qualcosa, in senso fisico e in senso affettivo.
Dobbiamo dunque approfondire il più possibile la consapevolezza della nostra condizione personale e della condizione umana in generale. Dobbiamo vedere che viviamo in un mondo di proiezioni e di illusioni. Il nostro stesso corpo, il nostro stesso io, non sono che apparenze di breve durata. E non farci spaventare da questa constatazione.
Il passo successivo non consiste nel credere in un sé immortale, come si fa in tutte le religioni (anche perché se c’è un sé immortale, c’è una sofferenza immortale). Ma nel capire che tutto quello che crediamo di essere, non lo siamo.

Sempre, inspirando ed espirando con calma…

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