lunedì 15 agosto 2016

La fede negli opposti

Una delle nostre fedi ed una delle nostre esperienze più radicate – ciò che dà forma al mondo – è il dualismo. Siamo fermamente convinti che essere e non essere, destra e sinistra, alto e basso, bene e male, pace e guerra, ecc., siano nettamente separati e indipendenti l’uno dall’altro.
Perciò, quando pensiamo che un giorno moriremo, vediamo la morte come il contrario della vita. Prima c’è la vita, poi la vita scompare e compare la morte.
Ma vita e morte, come tutti gli opposti, non sono affatto contrapposti. Sono complementari e l’uno non potrebbe esistere senza l’altro.
Il che significa che nella vita è presente la morte e nella morte è presente la vita. Nessuno dei due ha mai il sopravvento.
Guardiamo i sessi: sono opposti? Ma l’uno non potrebbe sopravvivere senza l’altro, tant’è vero che all’inizio, prima della differenziazione cellulare, il modello sessuale è unico; e in effetti anche i maschi hanno i seni.
Qui abbiamo perfino una dimostrazione logica della complementarità degli opposti. Ma, nonostante questo, continueremo a pensare a maschile e femminile, vita e morte o a bene e male, come contrapposti ed escludentisi a vicenda.

Il problema è che, come nei koan, è necessario avere un’esperienza dell’unità degli opposti. Ecco uno degli scopi della meditazione.

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