sabato 23 agosto 2014

La cultura dei mantra

Parlare di spiritualità non è facile.
Il problema è che la gente capisce poco di sé e degli altri. Non c’è né cultura religiosa, né cultura psicologica. Non c’è introspezione. C’è qualcuno che ammazza moglie e figli e dice: “Non so come sia successo…”
La gente è abituata a vivere passivamente gli stati d’animo; crede che vengano da fuori, dagli avvenimenti esterni.
E sempre negli avvenimenti esterni cerca un cambiamento, ricorrendo a ciò che la società mette a disposizione: spettacoli, feste, religioni, vacanze, amori, alcool, droghe, omicidi, ecc.
Cerca di modificare la realtà esterna per modificare la realtà interna. Non sa che la realtà degli stati d’animo può essere modificata direttamente dall’interno. Nessuno l’ha abituata ad esaminare se stessa.
La cultura dei mantra è antichissima. Ma è ammantata di misticismo. Si scelgono mantra presi dal sanscrito e assegnati da guru affaristi – mantra che per noi non hanno nessun significato: “Om mani padme hum…”
E invece un mantra deve avere un significato e un sentimento. Deve corrispondere ad uno stato d’animo chiaramente identificabile: calma, pace, relax, distensione, fiducia, gioia, felicità, ecc.

Non aspettiamo che siano i fatti a determinare i nostri stati d’animo. Ma creiamoli direttamente e preventivamente noi stessi.

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