Poiché
tutto cambia in continuazione e poiché nell’universo non esiste un punto di
vista assoluto, non possiamo identificare niente che possa essere in sé. Le
cose esistono in quanto interdipendenti e interrelate. Dall’insieme
dell’universo emergono e nell’insieme dell’universo ripiombano. Persistono
individualmente per un po’ e poi scompaiono.
L’in-sé
riguarda la totalità, non l’individuo.
Inutilmente
l’individuo dotato di pensiero e di una certa dose di coscienza cerca di
scoprire la propria persistenza assoluta. Deve accettare anche lui la
trasformazione.
Per la
nostra logica, la contraddizione non dovrebbe esistere. Ma nella realtà esiste.
Possiamo amare e odiare nello stesso tempo. Possiamo essere vivi e morti nello
stesso tempo. L’inizio prevede già la fine. La vita prevede già la morte.
La mente
non lo accetta e vorrebbe che esistessero principi assoluti di
non-contraddizione e di identità. Invece la realtà trascendente non ha questi
limiti – è per questo che è trascendente.
Trascende la nostra mente.
Non
possiamo capirlo, ma possiamo intuirlo se meditiamo un po’.
Perché
meditare significa rinunciare al pensiero razionale strettamente inteso.
Certo sarà
la morte del corpo, del cervello e della coscienza abituale a proiettarci in questa
nuova dimensione.
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