Quando parliamo di luminosità della mente fondamentale non dobbiamo pensare a una luce simile a quella di una lampadina o a qualcosa di speciale. In realtà noi non sappiamo che cosa siano un pensiero o un’emozione. Dove si trovano? Nel cervello o al di fuori?
Tutti i
fenomeni che ci appaiono alla mente, dove sono? All’interno o all’esterno della
mente? O da nessuna parte, appesi, per così dire, nel vuoto?
E uno
stato d’animo dove si forma? Se provo rabbia, odio, amore… dove si trovano? E
l’animo dove si trova?
Al fondo
non c’è nulla. Abbiamo e siamo emersioni dal vuoto, apparenze, mancanza di
stabilità, intermittenza. Inutilmente cerchiamo le cose. Se già i fenomeni sono
mutevoli e inafferrabili, figuriamoci gli stati d’animo.
Cerchiamo
fra le apparenze, illudendoci di afferrare qualcosa di concreto, trovando
sempre una mancanza di realtà. Le cose esistono, ma sono fantasmi.
Tuttavia
questa loro natura di instabilità, questa mancanza di “afferrabilità”, è
esattamente la loro natura ultima.
Quindi non
dobbiamo aspettarci niente di definito, niente di solido, niente di veramente
luminoso come una luce.
La
luminosità della realtà è la sua stessa apparenza. Dal vuoto emergono forme e
sensazioni, e al vuoto ritornano.
La
luminosità è proprio questo loro apparire.
Non dovete
dunque aspettarvi di vedere apparire le luminarie natalizie o i fuochi
d’artificio, ma qualcosa di vibrante e vitale nella vostra esperienza.
Le
apparenze sono possibili perché c’è la luce, altrimenti sarebbe tutto buio.
Ogni fenomeno ha dunque in sé la propria luminosità, solo che si sappia
vederla.
Questa
luminosità non nasce e non muore. Ma è come una radiazione di fondo che pervade
tutto.
Affrettiamoci
a riconoscerla. È proprio sotto i nostri occhi.
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