Dopo aver
dimostrato o semplicemente mostrato la
non presenza di Dio (inteso come Signore) su questa terra, dobbiamo chiederci
da dove (non da chi, sarebbe un pregiudizio) esce tutto questo. È evidente che
da qualcosa proviene, dato che dal nulla non esce nulla.
L’origine dovrebbe essere uno stato della materia da cui deve uscire un mondo molto imperfetto, ma
capace di dar origine alla coscienza. È infatti la coscienza che ci permette di
riconoscerci e di porci queste domande. Ma dobbiamo ammettere che la coscienza
è già condizionata a farci riconoscere in un certo modo e a farci porre
determinate domande, e quindi potrebbe essere limitante e limitata. Se ci fosse
un’altra coscienza, il riconoscimento e le domande potrebbero essere molto
diverse.
Pur con
questa consapevolezza, andiamo avanti.
Sappiamo
che, data la velocità della luce, vediamo alcune stelle che in realtà non
esistono più. Ma rimane la loro traccia luminosa.
La stessa
cosa, però, potrebbe succedere a noi. Potremmo essere morti e apparire ancora.
Nello
spazio non esiste un punto di riferimento assoluto. Tutto dipende da chi guarda
e da dove si guarda. potremmo essere morti e ciononostante riapparire ancora.
In un certo senso siamo tutti reincarnati. Noi non emettiamo luce, ma siamo
esseri luminosi perché appariamo. Ciò che appare ha la qualità della
luminosità.
Infatti,
si dice “venire alla luce” per dire che si nasce. Tutti siamo venuti alla luce.
Ma, prima,
dove eravamo? Se non apparivamo, vuol dire che eravamo morti.
Ma la
morte, come la vita, non è uno stato assoluto. Va e viene, perché conserva la
propria luminosità. Solo a livelli differenti.
La natura
luminosa di chi è morto rimane intatta, solo che non è visibile a chi è vivo.
Nessuno
nasce e nessuno muore in maniera assoluta. Perché non c’è un punto di
riferimento assoluto. Come non c’è un alto o un basso nello spazio vuoto, così
è relativo lo stato di morte (o di vita). Tutto dipende da chi guarda e da dove
guarda.
Il corpo
non fa la differenza, perché la natura luminosa rimane.
Abituiamoci
dunque a riconoscere e ad osservare la nostra natura luminosa, che è presente
sia da vivi (per esempio chiudendo gli occhi o nell’intervallo fra due atti
mentali) sia da morti. Naturalmente non è una luce come quella di una lampadina
o del sole, ma mille volte più vivida. Ed è consapevolezza.
Questa è la natura ultima del tutto.
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