mercoledì 16 maggio 2018

Conversioni celebri


Certe conversioni di personaggi della politica o dello spettacolo, che poi ne fanno ostentazione nelle interviste televisive o giornalistiche, non mi convincono. Soprattutto se vengono presentate come un ritorno alla tradizione. Non è una scoperta di qualcosa di nuovo e di originale, ma un uniformarsi a schemi e idee  precostituite. Non ci vedo spiritualità, profondità, autenticità. Ma un'imitazione.
 Queste persone sono forse convinte, ma non si rendono conto di continuare a recitare una parte, prima quella dei trasgressivi e ora quella delle pecorelle che tornano all'ovile. Come diceva Schopenhauer, "le religioni come le lucciole, per splendere, hanno bisogno dell'oscurità".
I preti si fregano le mani perché per loro è tutta pubblicità. E anche quei personaggi si fanno pubblicità. Ma, da individui superficiali, che lavorano per lo spettacolo, ossia per l'esteriorità, non sanno che cosa sia la vera religione. Come sosteneva Spinoza, "per il volgo religione significa tributare un grande onore al clero". Troppo poco, anzi niente. Gesù li conosceva bene... quelli che, quando fanno l'elemosina, "suonano la tromba davanti a sé", quelli che, quando pregano "stanno ritti nelle sinagoghe o agli angoli delle piazze per farsi vedere dagli uomini" (Mt 6).
E consigliava: "Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo in segreto...". Tutto un altro stile.

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