mercoledì 18 gennaio 2017

Il paradosso della meditazione

Chi si avvicina alla meditazione, di solito cerca qualcosa: uno stato di pace, qualche esperienza straordinaria, vincere lo stress, schiarire la mente, cercare la verità, ecc. – tutti scopi eccellenti e leciti (di cui anche noi parliamo spesso).
Ma, così facendo, abbassiamo un po’ la nostra pratica rispetto a quella di chi non cerca nessun vantaggio, di chi non si serve della meditazione come di un mezzo.
Oltretutto, il fatto di avere una meta in testa, crea un ostacolo a raggiungerla.
L’atteggiamento migliore è fare meditazione non con lo scopo di ottenere qualcosa , ma senza un secondo fine. Si fa meditazione “perché” è una pratica che è naturale, che ci piace, che ci fa star bene. In fondo, non respiriamo con un secondo fine; respiriamo e basta.
Svuota la mente dai fini, dai risultati e dagli scopi, dalle motivazioni. In fondo, la tua mente non è in grado di capire la vera motivazione, ed è sempre utilitaristica.
Otterrai ciò che cerchi (e che non immagini chiaramente) solo dopo che smetterai di cercare, cioè solo dopo che il tuo io si sarà dimenticato delle sue mire, solo dopo che ti sarai dimenticato del tuo stesso io.

Lascia fare alla natura, che sa benissimo che cosa vuole. Allora, sarai un tutt’uno con la meta. E la tua meditazione sarà perfettamente in linea con la natura. Anzi, non sari tu a meditare – ci sarà la meditazione, ma non chi medita.

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