sabato 14 gennaio 2017

Affrontare l'ignoto

Quando moriamo, abbiamo tutta una serie di idee su ciò che ci attende: paradiso, inferno, purgatorio, giudizio universale, Dio Padre, la Madonna, Cristo, i santi, i peccati da espiare, rivedere i morti e così via - oppure il nulla. Comunque, idee che ci hanno instillato la famiglia, la religione, gli amici, qualche lettura e la cultura in generale.
   Ma tutte queste idee – più o meno confuse – non sono che pregiudizi, alcuni piacevoli, altri terrorizzanti.
         Se invece durante la vita avremo sviluppato un po’di consapevolezza, avremo ormai capito che tutte queste idee non sono altro che fantasie, tentativi di interpretare con categorie mentali qualcosa che non conosciamo, l’ignoto, ciò che supera i limiti della mente umana. La morte, come la trascendenza, non può essere conosciuta né inquadrata dalla nostra attuale razionalità.
L’unica cosa chiara è che dobbiamo liberarci da tutto questo ciarpame pseudo-religioso, per entrare nudi, spogliati di tutto. Come non possiamo portarci dietro né cose né persone, come dobbiamo abbandonare ogni possesso, così dobbiamo liberarci di idee tanto piccole.
Solo in tal modo non ci troveremo ancora di fronte ai nostri condizionamenti e saremo liberi di fare nuove esperienze.
Nel processo del morire, come in quello del meditare, si sviluppa un risveglio graduale che consiste in gran parte nel vedere come le nostre idee e le nostre aspettative erano limitanti, limitate e puerili.

Ma questo risveglio si può realizzare adesso, senza aspettare gli ultimi momenti.

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