lunedì 21 aprile 2014

Angeli e demoni

Tra sonno e veglia, tra vita e morte, tra silenzio e parole, tra coscienza e incoscienza, tra noto e ignoto, tra immanenza e trascendenza, tra presenza e assenza, tra consapevolezza e inconsapevolezza, tra conscio e inconscio, tra Io e Sé… questo è lo stato intermedio dell’uomo. Il bardo dei tibetani. Questo è lo stato della nostra realtà, mai del tutto consapevole e spesso dominato da pulsioni inconsce o dalla fredda coscienza razionale.
In realtà, bisogna lasciarsi alle spalle da una parte gli istinti belluini della foresta e dall’altra la coercizione della ragione che, per comprendere, deforma e toglie ogni possibilità di trascendenza, di ulteriorità di senso.
Nietzsche diceva che l’uomo è “un animale non stabilizzato”. Per forza, è un animale in evoluzione, ancora a metà strada tra un animale, del tutto o poco cosciente, e un uomo più evoluto e con una consapevolezza più comprensiva.
Ecco perché dall’uomo possiamo attenderci sia le peggiori nefandezze, sia un comportamento angelico.
Ma dobbiamo toglierci dalla testa l’idea che si possa accedere a stadi più elevati solo attraverso il pensiero e la razionalità o annegando nelle pulsioni dell'inconscio. Ci si arriva attraverso uno stato d’animo ultraconsapevole. Noi non possiamo arrivare a capire un senso, che è su un altro piano rispetto al pensiero razionale e all’abituale coscienza duale.
Uno stato d’animo è uno stato dell’anima. Infatti solo l’anima può comprendere se stessa. E questo stato è già trascendenza.
Perché diciamo “anima mia” a una persona che amiamo? Perché in quel momento lei ci suscita un certo stato d’animo, un certo stato dell’anima; ci tocca una corda, ci stimola un complesso di sensazioni e di pensieri che prima non avevamo. Tutto avviene in un istante: un istante prima non c’era e poi compare – senza sforzi da parte nostra.

Non un senso razionale. Ma un senso, sì, ultrarazionale. Così è per gli stati meditazionali.

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