venerdì 1 febbraio 2013

Meditazione sull'intervallo


La meditazione di consapevolezza sugli stati d'animo e la loro etichettatura sono pratiche molto importanti per conoscersi meglio e per migliorarsi, per diventare uomini più sensibili e consapevoli, per evolvere più velocemente, ma sono solo una parte del percorso. La seconda parte io la definirei meditazione di trascendenza. Qui usciamo definitivamente dalla psicologia e dalla mente umana, che è comunque sempre condizionata.
Come è noto, ognuno di noi coltiva inconsciamente un proprio dialogo mentale, che ci rende prigionieri delle chiacchiere, della parole e dei pensieri. Si tratta di "voci" interiori che talvolta usano l' "io" ("io sono questo, io sono quello, io faccio questo, io non faccio questo, ecc.") e talvolta usano il "tu" ("tu sei questo, tu dovresti essere quest'altro, tu sei inadatto, tu sei un incapace, tu non ce la farai mai, tu sei il migliore, nessuno è come te, tu dovresti, tu non dovresti, ecc."). Osservatevi mentre dialogate in questo modo, scissi in due: è un dialogo che si svolge senza tregua e che ci allontana dalla realtà, dal momento presente.
Per interrompere queste conversazioni interiori, che rivelano un io frammentato, per ricuperare la propria integrità, per riattivare la propria natura originale (che non si giudica né inferiore né superiore a quella degli altri), è bene utilizzare la meditazione di trascendenza, che potremmo anche chiamare la meditazione sugli intervalli. Che cosa sono? Sono quei brevi istanti di sospensione, di interruzione, in cui anche il pensiero tace. Per esempio tra la fine dell'espirazione e l'inizio dell'inspirazione, tra la fine dell'ispirazione e l'inizio dell'ispirazione, tra la fine di un pensiero e l'inizio di un altro, oppure nel momento in cui la nostra attenzione passa da un oggetto all'altro. In tutti questi casi si crea un istante di sospensione, uno spazio vuoto, di cui di solito non ci rendiamo conto.
Ebbene, la meditazione consiste proprio nel focalizzare l'attenzione in quello spazio e nel cercare di fermarvisi il più possibile, accedendo così a quella realtà in cui l'onnipresente attività mentale è assente. Per esempio, facciamo un'espirazione molto lunga e profonda. Nel momento in cui il respiro è tutto uscito e avremmo bisogno di inspirare di nuovo, blocchiamo il respiro e fissiamo a occhi chiusi lo spazio vuoto, là dove mancano i pensieri. Nello stesso istante possiamo far convergere l'attenzione in un punto immaginario davanti al naso o tra le sopracciglia; contemporaneamente possiamo spingere la lingua contro il palato superiore e contrarre l'ano. Rimaniamo così per qualche istante e constatiamo come in quei momenti ci si possa liberare dell'asfissiante dialogo interiore e ci si possa concentrare in uno spazio vuoto, che è qualcosa di vivificante.

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