Vedendo le cerimonie religiose
alla televisione, si osserva un grande sfarzo, una parata di costumi
scintillanti, eleganti, costosi, pieni di colori, e poi si ascoltano canti e
musiche religiose, e poi la recitazione di formule religiose, e poi i commenti
dei testi sacri. I protagonisti sembrano consumati attori. Ognuno svolge la sua
parte, consapevole che deve dare spettacolo, che deve abbagliare, che deve
ripetere certi ruoli e che il popolo lo osserva e deve rimanere colpito.
Insomma, sono i soliti rituali della religione cattolica, che non per nulla ha
ereditato la cultura pagana. Perché di questo si tratta: di spettacoli
religiosi, di sacre rappresentazioni. Quello che manca completamente è
l'interiorità, la spiritualità, la vera religiosità che non può essere qualcosa
di esteriore, ma qualcosa da compiere all'interno di ciascuno.
È un po’ come andare a
teatro - il teatrino della religione.
Freud definiva questi
rituali religiosi, con la loro ripetitività, la "nevrosi ossessiva
dell'umanità".
Anche in mente che il Buddha
metteva i rituali e le cerimonie religiose tra i legami (samyojana) che
vincolano l'uomo al ciclo della reincarnazione. Infatti questi rituali,
rivolgendosi all’esteriorità,
impediscono all'uomo di sviluppare una propria interiorità.
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