venerdì 19 aprile 2019

Spettacoli "religiosi"


Vedendo le cerimonie religiose alla televisione, si osserva un grande sfarzo, una parata di costumi scintillanti, eleganti, costosi, pieni di colori, e poi si ascoltano canti e musiche religiose, e poi la recitazione di formule religiose, e poi i commenti dei testi sacri. I protagonisti sembrano consumati attori. Ognuno svolge la sua parte, consapevole che deve dare spettacolo, che deve abbagliare, che deve ripetere certi ruoli e che il popolo lo osserva e deve rimanere colpito. Insomma, sono i soliti rituali della religione cattolica, che non per nulla ha ereditato la cultura pagana. Perché di questo si tratta: di spettacoli religiosi, di sacre rappresentazioni. Quello che manca completamente è l'interiorità, la spiritualità, la vera religiosità che non può essere qualcosa di esteriore, ma qualcosa da compiere all'interno di ciascuno.
È un po’ come andare a teatro - il teatrino della religione.
Freud definiva questi rituali religiosi, con la loro ripetitività, la "nevrosi ossessiva dell'umanità".
Anche in mente che il Buddha metteva i rituali e le cerimonie religiose tra i legami (samyojana) che vincolano l'uomo al ciclo della reincarnazione. Infatti questi rituali, rivolgendosi  all’esteriorità, impediscono all'uomo di sviluppare una propria interiorità.

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